Ep. 02

Natura, scuole, case e cemento

All’Elba, i fondi di coesione Ue sono fondamentali per le scuole. Che però non trovano docenti, perché le case costano troppo. È una delle tante conseguenze sociali e ambientali del turismo

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L’altra Elba

L’Elba è un luogo periferico, ma ricco. Marginale, ma attraente. In crescita, ma forse non sostenibile. Ha tante facce, plasmate anche dai fondi di coesione Ue. Alice Facchini ci porta a conoscerle

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L’edificio sembra diviso a metà. A destra, l’intonaco rovinato, le grondaie vecchie, i vetri opachi. A sinistra, la pittura fresca e le tapparelle luccicanti. Per dividere la parte ristrutturata da quella originale, basta guardare gli infissi: infissi bianchi, parte nuova; infissi verdi, parte vecchia. 

 

Siamo alle scuole Giovanni Pascoli, le uniche scuole medie di Portoferraio, il capoluogo dell’isola d’Elba. L’edificio è stato costruito negli anni Sessanta e oggi ospita circa 300 studenti. Nell’ultimo anno il volto di queste scuole è cambiato grazie a un finanziamento di un milione di euro dei fondi di coesione Ue, che ha portato a ristrutturare tre quarti della parte esterna: questo ha permesso di realizzare il cappotto termico, imbiancare, sostituire gli infissi, le tapparelle e le parti in ghisa.

 

«Io ho frequentato questa scuola trent’anni fa, e già allora era fatiscente», racconta Chiara Marotti, assessora comunale alla scuola. «Non è solo una questione estetica, un ambiente bello e accogliente favorisce l’apprendimento», argomenta.

 

Nel mondo della scuola Chiara Marotti ci è nata e cresciuta: figlia di insegnanti, oggi è maestra elementare in una primaria di Portoferraio. «Questa ristrutturazione ha un impatto diretto sulla comunità: tutti i bambini che nascono a Portoferraio studiano alle Pascoli», spiega.

Fondi Ue per le scuole, ma non per i docenti

Marotti ha seguito direttamente i lavori di ristrutturazione, durati dal novembre del 2022 al settembre del 2023. «Non mi fermavo neanche il sabato e la domenica», racconta. 

 

«Ci sono state varie complessità. Il costo del materiale – prosegue – era molto alto perché l’Elba è un’isola, e poi nessuna impresa edile elbana aveva i requisiti richiesti dal bando. Ne abbiamo dovuta ingaggiare un’altra che viene dal continente, con prezzi più alti dovuti ai costi di trasferta».

Scoglietto di Portoferraio con arcobaleno - Foto: Max Cavallari
Scoglietto di Portoferraio con arcobaleno - Foto: Max Cavallari
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L'assessora Chiara Marotti - Foto: Max Cavallari.

Oggi la scuola necessiterebbe di altri interventi di ristrutturazione, in particolare al tetto e negli ambienti interni. Ma per un comune piccolo come Portoferraio trovare i finanziamenti non è semplice.

 

«Il problema vale per i fondi di coesione ma anche per altri fondi europei, come quelli legati al PNRR. I nostri uffici tecnici sono sottodimensionati: per partecipare ai bandi serve uno stadio di progettazione avanzata, che spesso non riusciamo a raggiungere», continua Marotti.

 

A richiedere fondi, oltre ai comuni, ci sono anche le scuole: tra queste c’è l’istituto tecnico commerciale e per geometri Giuseppe Cerboni, che nel 2023 ha ottenuto 143mila euro dei fondi di coesione Ue per un progetto di alternanza scuola-lavoro e altri 250mila euro per mettere in piedi un laboratorio didattico ecosostenibile e green. È stata così acquistata una cantina didattica per la produzione di vino, una serra acquaponica e due serre idroponiche, ed è stata aperta una sala per le degustazioni. Gli studenti hanno già scelto il nome per il vino che produrranno dentro la scuola, che si chiamerà «Gli Agronauti».

 

«A luglio del 2023, mentre svolgevamo gli esami di maturità, abbiamo saputo che c’era la possibilità di ottenere il finanziamento», ricorda la dirigente scolastica Lorella Di Biagio. «Entro la fine del mese dovevamo inviare la proposta di progetto, ed entro il 31 agosto dovevano essere effettuati gli ordini: per riuscirci non sono andata in ferie, ma ne è valsa la pena. Abbiamo cercato in tutta Italia dei produttori che avessero il materiale disponibile, è stato complicatissimo: avremmo voluto acquistare anche un caseificio didattico, ma non ci siamo riusciti», racconta. 

Ci sono state varie complessità. Il costo del materiale era molto alto perché l’Elba è un’isola, e poi nessuna impresa edile elbana aveva i requisiti richiesti dal bando.

A guardare i fondi di coesione Ue dalla prospettiva di un piccolo paese situato su un’isola minore, dunque, le barriere all’ingresso sembrano molte e difficili da superare. Richieste progettuali complesse, tempistiche strette, criteri rigidi da rispettare: il risultato è che questi finanziamenti – pensati per ridurre le disuguaglianze – rischiano invece di aumentarle, finendo per favorire soggetti che hanno già una certa capacità progettuale ed economica.

 

«Negli ultimi dieci anni, vincere bandi è diventato centrale per il buon funzionamento di ogni istituto – spiega Di Biagio –. Ma il vero problema delle scuole dell’Elba è che l’isola non produce abbastanza docenti: il 70 per cento dei nostri insegnanti viene da fuori». 

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Rifacimento del cappotto esterno delle scuole Pascoli - Foto: Max Cavallari.

Gli insegnanti che vengono dal continente si scontrano con una criticità strutturale dell’isola, che minaccia la loro stabilità di vita: la difficoltà di trovare un alloggio. Le case sono disponibili solo dopo il mese di ottobre, quando i turisti se ne vanno, e non oltre il mese di maggio, quando riparte la stagione estiva. Tanti scelgono allora di fare i pendolari da Piombino: ogni giorno prendono il traghetto all’alba per arrivare puntuali in classe, e la sera ritornano indietro.

 

Una vita faticosa, che fa sì che il turn-over dei docenti sia molto alto, e che si sia sempre alla ricerca di nuovo personale: «La mancanza di continuità ha un impatto anche sulla qualità dell’insegnamento. È difficile pensare a una scuola che cresce, quando gli alunni e gli insegnanti sono sempre di meno», conclude l’assessora Marotti.

Entro la fine del mese dovevamo inviare la proposta di progetto, ed entro il 31 agosto dovevano essere effettuati gli ordini: per riuscirci non sono andata in ferie, ma ne è valsa la pena.

Case vuote, persone senza casa

L’economia dell’isola, come accennato nella prima puntata di questa serie, sembra essere sempre meno un’economia del lavoro e della produzione, e sempre più un’economia di rendita: tra le entrate principali degli elbani ci sono gli affitti delle seconde case, che in estate vengono occupate dai turisti. Le case quindi ci sono, ma non sono a disposizione delle persone che arrivano all’Elba per lavorare. Oltre agli insegnanti ci sono anche i lavoratori stagionali, come i cuochi e i camerieri, ma il problema colpisce anche i medici e gli infermieri. 

 

L’altra faccia della medaglia è che in inverno molti appartamenti restano vuoti. Il censimento permanente della popolazione e delle abitazioni dell’Istat (il più recente è del 2021) calcola quante sono le abitazioni «non permanentemente occupate», un numero che include non solo le strutture disabitate, ma anche le seconde case. In Italia, su 35,3 milioni di abitazioni, 9,6 milioni non risultano occupate permanentemente, il 27 per cento.

 

All’Elba la percentuale arriva al 55 per cento: sono 19.313 le case non abitate in modo permanente, su un totale di 34.661. Il record ce l’ha il comune di Marciana, dove il 73 per cento delle case sono vuote. Segue Rio con il 70 per cento, Capoliveri (63 per cento), Marciana Marina (59 per cento), Campo nell’Elba (58 per cento), Porto Azzurro (50 per cento), e per ultimo Portoferraio con il 30 per cento – percentuale comunque al di sopra della media nazionale. 

Parallelamente, i prezzi di affitto sono sempre più alti. Secondo i dati di Immobiliare.it di marzo 2024, che riguardano gli annunci pubblicati dal portale, il prezzo medio di affitto per un appartamento di 70 metri quadrati va dai quasi mille euro al mese di Marciana, Marciana Marina e Campo nell’Elba, fino ai 1.460 euro di Capoliveri. Stesso discorso vale per i prezzi di vendita: a Marciana Marina la media è di 4.500 euro a metro quadro, seguita da Capoliveri e Campo nell’Elba con 3.800 euro. Per fare un confronto, il prezzo di vendita è paragonabile a quello di Firenze, dove in media una casa costa 4.200 euro al metro quadro.

 

«Io sono nato in una casa senza acqua corrente, dove non c’era neanche il bagno», racconta il presidente e fondatore della sezione elbana di Legambiente, Umberto Mazzantini, 67 anni. «Con l’arrivo dei turisti – aggiunge -, gli elbani si sono improvvisamente trovati a vivere un grande benessere».

 

Per contro, però, chi vuole rimanere a vivere all’Elba deve fare i conti con prezzi proibitivi, che lo spingono a lasciare l’isola. «I giovani elbani come me oggi non possono permettersi di comprare una casa nel posto dove sono nati e cresciuti», dice Valentina, elbana di 34 anni. «Con meno di 300mila euro è difficile trovare una casa che abbia almeno due stanze, anche se naturalmente dipende dalle zone. L’Elba costa tanto, e offre poco, a livello di lavoro: ecco perché in molti se ne vanno», spiega.

 

Se da un lato si assiste al progressivo spopolamento dell’isola, dall’altro si registra un costante aumento dei residenti che, come abbiamo scritto nella scorsa puntata, sono aumentati del 14 per cento dal 1981 al 2019.

 

Anche a partire da questa discrepanza, in molti denunciano il problema delle false residenze, che vengono prese da persone che non vivono davvero sull’isola, ma che all’Elba acquistano una casa vacanze e prendono la residenza per risparmiare sulle tasse per la seconda abitazione e sui costi dei traghetti, che per i residenti hanno prezzi ribassati. «Sappiamo bene come il fenomeno delle seconde case e delle false residenze riguardi da vicino tutta la costa toscana e l’isola d’Elba», hanno dichiarato insieme in una nota Gianni Anselmi, consigliere regionale del Partito Democratico, e Simone De Rosas, segretario della Federazione Val di Cornia-Elba, chiedendo maggiori controlli in particolare nel periodo della pandemia.

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Alcuni studenti dell'ITC Cerboni durante alcune attività di formazione - Foto: Max Cavallari.

«Quello delle false residenze è un problema strutturale che ci portiamo dietro da anni, e che ha un grande impatto sul nostro tessuto sociale», afferma oggi il sindaco di Campo nell’Elba Davide Montauti.

Nel 2018, la Cassazione penale ha regolamentato la questione delle false residenze, che sono state fatte rientrare nel reato di falso ideologico, disciplinato dall’articolo 483 del Codice penale. «Su 30mila abitanti dell’Elba, come Legambiente stimiamo che circa 5mila siano di comodo – spiega Mazzantini – I piani strutturali dei comuni prendono in considerazione un trend di abitanti in crescita per giustificare la nuova costruzione di case, ma la realtà è che la popolazione elbana sta invecchiando, e quelle case servono solo per i turisti». 

I giovani elbani come me oggi non possono permettersi di comprare una casa nel posto dove sono nati e cresciuti

Suolo cementificato, suolo eroso

Sì, perché oltre al problema delle false residenze c’è anche quello della cementificazione del suolo. Già nei primi anni Duemila Legambiente aveva lanciato la campagna «SOS Elba», denunciando che nei piani strutturali dei comuni elbani si prevedevano un totale di 3,5 milioni di metri quadrati in più di suolo cementificato. «Grazie all’opposizione dei cittadini –  ricorda Mazzantini – siamo riusciti a fermare quello scempio, ma periodicamente il problema si ripropone».

 

E infatti il comune di Portoferraio oggi prevede un nuovo incremento del consumo di suolo per oltre 71mila metri quadri, oltre a 35mila metri quadri destinati al riuso dell’esistente (ad esempio con ampliamenti di edifici o parcheggi). Per giustificare le nuove edificazioni, il piano comunale ipotizza una crescita di 440 abitanti nei prossimi 10 anni, nonostante negli ultimi 23 anni l’aumento sia stato di sole 264 unità. Anche il Piano strutturale adottato dal comune di Capoliveri prevede 33.270 metri quadri di nuove edificazioni e ampliamenti, per un totale di 183 nuovi alloggi. «Si tratta di una decina di metri quadri in più di cemento per ogni abitante di Capoliveri, contando anche le molte residenze di comodo – spiega Mazzantini –. Anche qui, si ipotizza che la popolazione cresca del 10 per cento, nonostante sia evidente che il numero di abitanti è in stallo, se non addirittura in calo».

 

E poi c’è il problema dell’abusivismo edilizio.

 

«All’Elba si è costruito tanto», spiega la guida naturalistica Stefano Luzzetti, originario di Capoliveri. «Storicamente, i condoni sono stati usati dai capoliveresi per mettere in regola edifici costruiti in modo completamente abusivo», aggiunge. Ad oggi Capoliveri è il comune d’Italia con la più alta percentuale di abuso edilizio per abitante, tanto che l’ufficio condoni è ancora aperto.«Secondo i dati della Guardia di finanza e dei Carabinieri forestali, basati sui censimenti aerei, l’Elba ha il record toscano di case non sono accatastate – almeno 400 –  e molte di queste si trovano a Capoliveri», dice Mazzantini.

 

Ad aprile 2024, proprio a Capoliveri, la Guardia di Finanza di Livorno ha messo sotto sequestro sette tra ville e case in costruzione e ampliamento, per il sospetto di abusi edilizi: 17 persone sono indagate. Tra loro c’è anche il vicesindaco Leonardo Cardelli, indagato per gli ipotizzati reati di corruzione, abusi edilizi e paesaggistici, falsità ideologica in concorso.

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Marciana Marina Vecchia - Foto: Max Cavallari.

Non solo: c’è anche chi costruisce a ridosso della spiaggia, e poi tratta la spiaggia come se fosse sua. Oggi all’Elba ci sono 13 spiagge inaccessibili, quasi tutte a causa di ville private che bloccano la via di accesso. Tra queste c’è la spiaggia del Direttore, situata tra Rio Marina e Cavo. «È un caso eclatante, dove addirittura il Demanio si è permesso di vendere un pezzo di spiaggia insieme alla villa nota come casa del Direttore. Intorno al bene pubblico c’è un business privato, che tratta la spiaggia come se fosse una merce su cui fare soldi», attacca Mazzantini.

 

E poi c’è cala dei Frati, che prima era raggiungibile attraverso due sentieri, ora bloccati dalle recinzioni di due ville. «È da 30 anni che è chiusa, ed è da 30 anni che combattiamo. Di fatto è diventata una spiaggia privata», dice Mazzantini mentre indica la cala da lontano. Eppure, la Corte di Cassazione ha ribadito con la sentenza del 7 maggio 2020 che nessun privato può impedire «l’uso pubblico del demanio marittimo»: in pratica, le spiagge devono rimanere accessibili a tutta la comunità.

Quale futuro

Complessivamente, il 7 per cento del suolo dell’isola d’Elba è costruito. Il dato, aggiornato al 2023, è contenuto nel rapporto Isole sostenibili di Legambiente, ed equivale a 24.466 ettari consumati.  Il 29 per cento di questi si trova in aree a rischio idrogeologico, la percentuale più alta tra tutte le isole minori: per fare un paragone l’isola di Ischia, che nel 2022 è stata devastata da una frana che ha fatto 12 vittime, è al 15 per cento.

 

Nel rapporto si evidenzia come il fenomeno del consumo di suolo nelle isole minori italiane sia attribuibile alla crescita urbana, all’espansione delle infrastrutture e al turismo: «L’incremento delle attività edilizie e la conversione dei terreni agricoli in zone residenziali o turistiche hanno avuto ed hanno un impatto significativo sull’ecosistema insulare, compromettendone biodiversità, equilibrio idrogeologico e fruibilità di risorse naturali», si legge nel documento.

 

Costruire troppo, insomma, influenza l’equilibrio del territorio, aumentando il rischio di frane, alluvioni ed erosione costiera. Secondo le elaborazioni di Enea, tra le 40 aree costiere a maggior rischio di essere sommerse c’è anche quella elbana di Marina di Campo, con 1,8 chilometri di costa che potrebbero venire inondate a causa sia dell’innalzamento del livello del mare sia dell’erosione costiera.

 

«Entro il 2050 la spiaggia di Marina di Campo, tra le più turistiche dell’isola, verrà sommersa. Le tartarughe quest’anno ci hanno fatto il nido, ma tutte le uova sono andate perse perché sono finite in acqua», spiega Mazzantini.

 

Nel 2023 la regione Toscana ha stanziato un totale di 3 milioni di euro per i ripascimenti delle coste, ossia per il versamento artificiale di sabbia e ghiaia sulle spiagge più soggette a erosione costiera. Di questi, 170mila euro sono serviti proprio per la spiaggia di Marina di Campo. Altri 3 milioni sono arrivati nel 2024, di cui 195mila sono destinati all’isola d’Elba: in pratica, ogni anno, pezzi di spiagge vengono portate via dal mare e riportate al loro posto dall’uomo, in un ciclo potenzialmente infinito e sicuramente costoso. 

Entro il 2050 la spiaggia di Marina di Campo, tra le più turistiche dell’isola, verrà sommersa. Le tartarughe quest’anno ci hanno fatto il nido, ma tutte le uova sono andate perse perché sono finite in acqua.

A erodersi non sono solo le coste, ma anche il capitale naturalistico e ambientale su cui si è costruita la fortuna dell’isola. Nell’estate 2022, ad esempio, l’acqua del mare ha registrato temperature fino a 2°C in più a 10-15 m di profondità rispetto alle medie degli anni precedenti: il report Mare Caldo di Greenpeace denuncia lo stato di sofferenza (e in alcuni casi la necrosi) di varie specie vegetali marine.

 

«Mio padre era pescatore: oggi il mestiere sta sparendo, anche perché i pesci sono sempre meno», dice Mazzantini. Nel 1950 i pescatori sull’isola erano più di 2mila: oggi il numero è calato moltissimo, sia perché si tratta di un mestiere faticoso, che raramente i giovani scelgono, sia perché i margini di guadagno si sono ridotti. 

 

«Abbiamo sfruttato troppo il mare», afferma Gaetano Avellino, pescatore da tre generazioni. «Se togli sempre senza dare nulla in cambio, prima o poi il mare si svuoterà». Anche per questo, lui ha deciso di cambiare vita e oggi si dedica alla pesca turistica: carica sulla sua barca i visitatori, pesca con loro e poi cucina il pescato appena preso. «Per loro è forse il pesce più fresco mai mangiato nella vita», ha spiegato a Repubblica, in un articolo pubblicato in occasione di un’iniziativa che Slow Food ha dedicato al mondo della pesca nel 2023. Quella di Avellino è una storia emblematica. 

 

Da un lato, l’economia dell’Elba si è già spostata e ancora si sta spostando verso il turismo, sempre di più. Dall’altro lato, il turismo stesso sta deteriorando il paesaggio su cui è costruita la fortuna dell’isola. Se non si troverà un equilibrio, in futuro, potrebbero non essere solo i pescatori a perdere il lavoro, ma anche chi lavora nel settore turistico.

 

«Per salvare l’Elba abbiamo bisogno di interventi radicali e coraggiosi», conclude Mazzantini. «Bisogna liberare le coste dal cemento e restituirle alla natura. Altrimenti – conclude – tra trent’anni la spiaggia che abbiamo sotto i nostri piedi non esisterà più»

In copertina: Ruspa sulla strada di Portoferraio durante i lavori di miglioramento del manto stradale. Foto di Max Cavallari.

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