
A Roma attaccano la politica della mobilità del Comune come “ideologica”, ma non c’è nulla di più anti ideologico e fattuale del fatto che le auto sono il traffico e che per vivere meglio in città dobbiamo usarle il meno possibile
La cosa che resta di oggi è un documentario che fa male. Si chiama No other land, ne hai sicuramente sentito parlare mille volte, sia per i suoi meriti (ha vinto l’Oscar nel 2025 come Miglior documentario), sia per le polemiche che ha generato qui in Italia (dove andare in onda su Rai 3 il 7 ottobre ma è stato rinviato per pressioni politiche ben due volte), sia per l’orrore e la violenza che alcuni di coloro che ci hanno lavorato ha subito in Cisgiordania.
No Other Land dura poco più di un’ora e mezza, è stato prodotto da un collettivo israelo-palestinese formato da Basel Adra, Yuval Abraham, ed Hamdan Ballal e racconta le vicende di Basel e di altri attivisti palestinesi che tra il 2019 e il 2024 si sono opposti alla distruzione del loro villaggio in Cisgiordania.
È una delle cose che restano più dure, crude, ma nel contempo più necessarie che abbiamo scelto in questa rubrica. E non solo vale la pena di essere visto, ma ha bisogno di ognuno di noi per diffondersi.
Lo puoi vedere qui, su Raiplay. E lo puoi consigliare a chiunque.


A Roma attaccano la politica della mobilità del Comune come “ideologica”, ma non c’è nulla di più anti ideologico e fattuale del fatto che le auto sono il traffico e che per vivere meglio in città dobbiamo usarle il meno possibile

La cosa che resta di oggi è una cosa tutto sommato “leggera”, anche se si tratta di venti minuti abbondanti di colpi pesantissimi, giocati il 5 luglio del 1980 tra due icone della storia del tennis sul Centre Court di Wimbledon. Da una parte c’era Bjorn Borg, 24 anni, svedese, glaciale e impeccabile, dall’altra John […]

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