
La cosa che vogliamo che resti di oggi, venerdì 3 ottobre 2025, è un testo effimero che tra meno di 24 ore sparirà, scritto dal cantante torinese Andrea Lazslo De Simone
Nella notte tra l’1 e il 2 ottobre, a largo delle coste di Gaza, la marina militare israeliana ha attaccato una dopo l’altra le barche della Global Sumud Flottilla arrestando gli equipaggi che nel frattempo non hanno opposto resistenza ma si sono limitati a ricordare che l’atto illegale non era la loro presenza e la loro missione umanitaria, ma il blocco navale israeliano e l’abbordaggio a delle navi in acque internazionali.
Su quelle barche, 43 in tutto, c’erano sono circa 500 persone, e anche se non sono riuscite a sbarcare effettivamente sulle spiagge di Khan Yunis, hanno raggiunto un obiettivo probabilmente ancora più grande e lo hanno raggiunto applicando il metodo della nonviolenza*: hanno fatto accendere i riflettori dei media e portato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale su una contraddizione enorme che riguarda l’occupazione illegale dei territori palestinesi in atto da Israele da decenni, compreso il blocco navale, attivo da 18 anni, che malgrado quello che dice Meloni o alcuni giornali, è un reato contro il diritto internazionale.
L’effetto dell’arresto degli equipaggi della Global Sumud Flottilla è stato dirompente. Mentre i marines israeliani armati fino ai denti attaccavano le barche, in tutta Italia e non solo, migliaia di persone sono scese in strada per manifestare spontaneamente. È impossibile sapere cosa succederà e come si evolverà la lotta. Ma si sicuro la crepa che avevamo intravisto settimana scorsa si sta allargando.
La cosa che resta di oggi è una conferenza del 2013 tenuta a Boulder, in Colorado, dalla professoressa Erica Chenoweth, basata sulle sue ricerche sulla storia dei movimenti non violenti tra il 1900 e il 2006, che espone la cosiddetta «regola del 3,5%», ovvero l’idea che nessun governo possa resistere a una sfida del 3,5% della sua popolazione senza accogliere le richieste del movimento o respingerlo con la violenza. La puoi guardare qui in inglese coi sottotitoli.
*nonviolenza scritto tutto attaccato non è un refuso, se vuoi capire perché puoi leggere la nostra serie Uno come noi. Militare la nonviolenza, scrutta da Roberta Covelli. In particolare, l’episodio 3, intitolato La parola nuova. Se non sai l’inglese puoi partire da questo articolo della BBC del 2019 e usare la funzione di traduzione del tuo browser. Come al solito, se hai bisogno di aiuto, scrivici.
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