Un ecosistema di lotta

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

La cosa che resta di oggi è una cosa che il concetto di Ecosistema di lotta ed è difficile da linkare perché l’abbiamo trovata sparsa in giro per la rete e non solo. Non ha un tempo preciso perché ha radici lontane del passato e ha prospettive altrettanto  lontane nel futuro, e non ha uno spazio preciso, perché è comparsa in articoli, discorsi, post sui social, ma anche libri stampati. Questa sua natura sporadica, nel senso di fatta di spore, come una rete di funghi, potrebbe sembrare una debolezza, ma ha anche un potenziale di forza immensa e inarrestabile.

Noi vi consigliamo di partire da questo articolo di Wu Ming, pubblicato il 22 settembre, all’indomani del primo grande sciopero generale che ha bloccato l’Italia. Seguendolo potrete arrivare a un altro loro articolo, lungo e interessante anche quello, che partiva da una lotta bolognese passando per la lotta No Tav, e che trovate qui.

Un dettaglio su tutti, che viene dal libro di Nunes, tradotto da Wu Ming nel 2023 e riconsigliato sempre da loro nel 2025. Mette insieme tutti e tre i consigli, e ti fa venire la golosità di scavare e di leggere.

Prova a pensare il movimento come…

«…un’ecologia diffusa di relazioni che attraversano e mettono insieme diverse forme d’azione (aggregata, collettiva), forme organizzative disparate (gruppi di affinità, network informali, sindacati, partiti), individui che ne sono parte o ci collaborano, individui senza affiliazioni che partecipano alle proteste, condividono materiali on line o semplicemente seguono con simpatia gli sviluppi su testate giornalistiche, pagine web, profili social, spazi fisici ecc. Qualunque cosa noi consideriamo come totalità del “movimento” è in realtà un network non afferrabile nella sua totalità, fatto di tanti network diversi, un’ecologia di network in evoluzione a sua volta incastonata dentro ecologie più vaste che si sovrappongono in vari modi. […] Non c’è bisogno di alcun tipo di coordinamento o addirittura di alcun contatto diretto tra le diverse componenti di un ecosistema perché possano interagire tra loro: agendo nell’ambiente che hanno in comune, possono modificare indirettamente i loro campi di possibilità […] Non si organizza una totalità: ci si organizza dentro di essa».

Ma approfondendo arriverete anche a un libro che è appena uscito in italiano per Edizioni Alegre e che è forse la spora principale di questa cosa che resta, ma che non è disponibile in copyleft.

Lo potete ordinare in libreria, però. O dal sito dell’editore. E qui potete leggerne uno stralcio.

 

Articolo
Articolo
5 ore fa

Cose che restano

Cose che meritano di non essere perse nel rumore di fondo della rete, che parlano di oggi e che durano per sempre
  • Documento
    Documento
    un giorno fa
    Una rivoluzione molteplice

    È sempre più evidente che i problemi della nostra società o si affrontano tutti insieme o non si risolveranno mai: serve ricompattare il fronte e lottare insieme

  • Articolo
    Articolo
    4 giorni fa
    Ricomporre la lotta

    Finché non ci uniremo tutte e tutti in una sola, grande lotta, le dinamiche malsane del mondo in cui viviamo non verranno intaccate.

  • Audio
    Audio
    5 giorni fa
    Una questione politica

    In Italia abbiamo un problema: il paternalismo della classe dirigente che infantilizza cittadine e cittadini e minimizza tutto ciò che mette a disagio o genera conflitto

Leggi tutte le cose che restano