dicembre 2019

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Prefazione, di Marco Missiroli

Cosa c’è di più letterario di un libro che annulla il tempo? O meglio: cosa c’è di più letterario di un libro che svela il tempo? Andrea Coccia ha scritto un’opera con un’idea semplicissima e stupefacente: prendiamo un giorno in cui un evento sta succedendo, ma non fermiamoci lì.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Lo sbarco in Normandia (1944)

Le giornate non hanno ancora cominciato ad accorciarsi. In uno degli uffici della sede della Stampa che si affaccia su via Roma, il direttore Concetto Pettinato, scelto direttamente da Benito Mussolini, sta decidendo il titolo per il suo editoriale sulla presa di Roma da parte del nemico alleato, avvenuta quello stesso pomeriggio.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

L’elezione simultanea di Hitler e Roosevelt (1933)

Quando qualche minuto dopo rilegge la lettera, prima di firmare, senza accorgersene sorride compiaciuto della sua nuova carta intestata. In alto c’è stampato Les édition Denoël&Steele, il nome della sua casa editrice. E mentre lui, Robert Denoël, guarda il suo nome sulla carta intestata e sorride, non lo sa ancora che quel film non si farà mai.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Il crollo di Wall street

«Ça avait débuté comme ça…», nella notte parigina, in un sottotetto al terzo piano di un palazzo anonimo al 98 di rue Lepic, a Montmartre, Louis Ferdinand Destouches rilegge febbrilmente un testo di una decina di pagine che ha buttato giù di getto qualche nottata prima, in gran segreto. È la notte del 28 ottobre del 1929 e sono ore che ci lavora.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

La marcia su Roma

Alle 2 e 40 del mattino del 27 ottobre del 1922, a Milano, la notte non è ancora fredda, ma il cielo è molto coperto. Per le ore successive ci si aspettano forti piogge.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

27 e 28 giugno 1914

Mancano pochi minuti alle cinque della sera di sabato 27 giugno 1914. In una stanza dell’Hotel Bosna di Ilidze, vicino a Sarajevo, ricolma di opere d’arte di ogni tipo fatte arrivare dagli collezionisti della città, l’Arciduca Francesco Ferdinando sta finendo di scrivere una lettera.

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La Liberazione di Milano e Genova (1945)

Il 24 aprile è un martedì. E mentre alle 11 e 50 del mattino Orwell è a Stoccarda e cammina nelle macerie, a Milano, nell’ufficio di Corrado Franzi, direttore della filiale milanese della Banca Commerciale, suona il telefono. Dall’altra parte dell’apparecchio c’è un suo collega di Genova e quel che ha da dirgli è una cosa molto importante: la città è insorta.

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