Venezia e il ticket d’accesso, 25 aprile 2024
Il primo caso del mondo contemporaneo occidentale in cui una città diventa “su prenotazione”.
Di cosa si tratta e perché ci riguarda?
Mentre scrivo, mancano due giorni al termine ultimo per la raccolta firme della campagna Riprendiamoci il comune.
La campagna, promossa da una rete di realtà territoriali locali e nazionali (si va da Acli, Altreconomia, Arci, alla Rete nazionale beni comuni emergenti e a uso civico), non ha trovato alcun tipo di copertura da parte della stampa tradizionale (basta dare un’occhiata a Google News per rendersene conto).
L’idea di fondo che guida questa iniziativa è il ritorno all’idea del pubblico come bene comune, con l’obiettivo – si legge nel materiale preparato dal comitato promotore – di «invertire la rotta rispetto alle politiche liberiste che in questi ultimi decenni hanno costretto i Comuni a mercificare i beni comuni, privatizzare i servizi pubblici locali, alienare il patrimonio pubblico e cementificare il territorio, privando le comunità locali di diritti e servizi».
Perché dentro a campagne come questa c’è l’idea di mondo e di società che abbiamo: un mondo più giusto, solidale, accogliente. Una società che non depreda gli altri per i privilegi di poche persone.
Il comitato promotore ha anche preparato del materiale formativo, secondo il principio che la diffusione di conoscenza contribuisce alla creazione di una società più consapevole.
Il primo caso del mondo contemporaneo occidentale in cui una città diventa “su prenotazione”.
La Smart Control Room di Venezia è stata finanziata con fondi della politica di coesione europea per contrastare le disuguaglianze, migliorare le condizioni di vita, rafforzare la coesione. Ma è davvero così?
L’isola d’Elba è una zona ultraperiferica, che con l’arrivo dei turisti è cambiata. Anche grazie ai fondi di coesione Ue. Ma l’equilibrio tra la ricchezza che il settore genera e le sue conseguenze sull’ambiente è ancora da trovare.
In Italia c’è una sola vera emergenza: la campagna elettorale.