Riprendiamoci il comune: la proposta di legge popolare

Di cosa si tratta e perché ci riguarda?

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Mentre scrivo, mancano due giorni al termine ultimo per la raccolta firme della campagna Riprendiamoci il comune.

La campagna, promossa da una rete di realtà territoriali locali e nazionali (si va da Acli, Altreconomia, Arci, alla Rete nazionale beni comuni emergenti e a uso civico), non ha trovato alcun tipo di copertura da parte della stampa tradizionale (basta dare un’occhiata a Google News per rendersene conto).

Di cosa si tratta?

È una raccolta firme per due proposte di legge di iniziativa popolare

La prima proposta di legge propone una riforma della finanza locale, sostituendo

«al pareggio di bilancio finanziario il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere, eliminando tutte le norme che oggi impediscono l’assunzione del personale, reinternalizzando i servizi pubblici a partire dall’acqua, difendendo suolo, territorio, beni comuni e patrimonio pubblico e dando alle comunità territoriali strumenti di autogoverno partecipativo».

La seconda proposta di legge riguarda la Cassa Depositi e Prestiti,

«trasformandola in ente di diritto pubblico decentrato territorialmente e mettendo a disposizione dei Comuni e delle comunità territoriali le ingentissime risorse del risparmio postale (280mld) come forma di finanziamento a tasso agevolato per gli investimenti dei Comuni decisi attraverso percorsi di partecipazione della comunità territoriale».

Tornare ai beni comuni

L’idea di fondo che guida questa iniziativa è il ritorno all’idea del pubblico come bene comune, con l’obiettivo – si legge nel materiale preparato dal comitato promotore – di «invertire la rotta rispetto alle politiche liberiste che in questi ultimi decenni hanno costretto i Comuni a mercificare i beni comuni, privatizzare i servizi pubblici locali, alienare il patrimonio pubblico e cementificare il territorio, privando le comunità locali di diritti e servizi».

Perché ne parliamo qui?

Perché dentro a campagne come questa c’è l’idea di mondo e di società che abbiamo: un mondo più giusto, solidale, accogliente. Una società che non depreda gli altri per i privilegi di poche persone.

Il comitato promotore ha anche preparato del materiale formativo, secondo il principio che la diffusione di conoscenza contribuisce alla creazione di una società più consapevole.

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