Il digital divide

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria si parla ogni giorno di smart-working, internet e comunicazione a distanza.

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Campotosto. Dal terremoto alla pandemia

Campotosto, L’Aquila, terremotato tre volte dal 2009 al 2017, ha cambiato totalmente la sua identità.

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L’estate 2020 ha regalato vitalità a Campotosto. Dopo il lockdown e una primavera incerta, nei mesi caldi il paese e il suo lago sono stati attraversati da migliaia di turisti, vissuti da altrettanti paesani che nel resto dell’anno abitano nelle aree urbane.

Ma l’estate è terminata da un pezzo e Campotosto, come ogni autunno, torna a fare i conti con lo spopolamento cronico delle aree interne appenniniche, e con una ricostruzione post-sisma che non ha ancora subito l’accelerazione decisiva. Incastrata non in uno ma in ben due “crateri sismici”, quello nato in seguito al terremoto del 6 aprile 2009 e quello seguito alle forti scosse del 2016 e del 2017.

Secondo Open Data Ricostruzione il completamento della ricostruzione post-sisma 2009 degli edifici di proprietà privata è al 39%, ma questo dato considera solo le pratiche presentate agli uffici preposti. Come in tutti i paesi dell’aquilano, però, sono molte le pratiche che dopo 11 anni ancora non sono state presentate, perché riguardanti seconde case, o perché le case danneggiate sono di proprietà di persone decedute, e i cui eredi ancora non hanno ancora chiesto allo Stato di ricostruirle.

Per questo è lo stesso portale a stimare che la reale percentuale di completamento a Campotosto sia del 12%. Nel territorio comunale, quindi, si stima che sia stata ricostruita una casa su dieci, oltre ad alcune progettazioni per la ricostruzione di edifici di proprietà pubblica.
A inizio novembre è partita la riparazione del primo aggregato di abitazioni danneggiate dal sisma del 2016-2017: «Si tratta di un consorzio formato dopo il 2009, composto da abitazioni che sono state ancor più danneggiate dalle scosse degli anni successivi», racconta il sindaco Luigi Cannavicci.

Un altro aggregato di case è stato riconsegnato ai proprietari, mentre si è in attesa che ne parta un terzo nella frazione di Mascioni. Probabilmente accadrà a primavera, perché a queste latitudini il freddo non permette agli operai di lavorare nei mesi invernali.

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Luigi Cannavicci, sindaco di Campotosto (AQ). Foto di Andrea Mancini

La peculiarità di trovarsi in un doppio cratere ha inizialmente generato confusione e complicazioni burocratiche: «Per il 2009 la ricostruzione di Campotosto dipende da un ufficio speciale, per il 2016 da un altro, che si trova a Teramo» evidenzia Cannavicci «con l’arrivo di Giovanni Legnini [ex vice presidente del CSM, a febbraio nominato dal governo commissario per la ricostruzione del Centro Italia, ndr] c’è stato un cambio di passo innegabile. Ha semplificato la situazione, diminuendo un po’ il carico di lavoro degli uffici tecnici, e tutti i paesi del cratere ne hanno giovato».

Poi, come se non fossero già bastati tre terremoti in otto anni, è arrivata qui come ovunque la pandemia. E il problema maggiore, come già ad aprile raccontava Ludovica con la semplicità tipica della sua età, non è stato il distanziamento fisico, ma la connessione con il mondo, che sia sotto forma di servizi di base – dai trasporti alla sanità – o di infrastrutture digitali.

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria si parla ogni giorno di smart-working, internet e comunicazione a distanza. Ma a Campotosto, nel 2020, non è ancora arrivata la linea ADSL. E questo ha influito non poco nelle dinamiche sociali degli ultimi mesi.

«Solo grazie a Eolo siamo riusciti a installare un paio di wi-fi gratuiti in paese» sottolinea il sindaco «ma qui c’è una mancanza assoluta dell’internet di base, altro che banda larga. Finora dalla politica abbiamo avuto solo promesse». Per la didattica a distanza l’amministrazione è stata costretta ad acquistare alcune sim card da caricare mensilmente dei giga necessari per la frequentazione scolastica dei bambini e delle bambine. Persino in Comune non c’è la linea. I dipendenti lavorano da tempo con le cosiddette “saponette”, i router portatili.

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Il corso principale di Campotosto. Foto di Andrea Mancini

L’infrastruttura digitale è fondamentale se si vuole tentare di garantire un futuro alle aree interne sull’Appennino, soprattutto nel mondo nuovo, quello che vede tante persone, lavoratori e lavoratrici del terziario, fuggire dalle grandi aree urbane e rifugiarsi nella natura dei borghi rurali. Se si lavora in smart-working, si può andare nei paesi solo se c’è una buona connessione al web. Eppure è in atto una dinamica tutt’altro che rara: nell’estate pandemica sono centinaia le persone che dalle metropoli – soprattutto Roma – si sono anche solo temporaneamente trasferite nella remota provincia abruzzese (e non solo), a vantaggio della qualità della vita, tentando di scongiurare una maggiore densità e quindi un più alto rischio di contagio.

Tanto che a inizio novembre, a Campotosto, c’era solo un caso di positività al Covid-19, a fronte di un’innegabile maggiore libertà di passeggiare in natura rispetto alle città.

Certo, non si vive solo di passeggiate. Ci sono problemi oggettivi nei servizi. Basti pensare che la città più vicina, L’Aquila, dista circa un’ora in auto. Che ci sono solo due corse di bus (andata e ritorno) al giorno. Che la popolazione, principalmente anziana, ha a disposizione due medici di famiglia che visitano in paese un giorno a settimana. Occorrerebbero poi forti incentivi per avviare le attività turistiche e rafforzare i pochi esercizi commerciali presenti.

C’è il lago, uno dei più grandi bacini artificiali d’Europa, che potrebbe essere fonte di reddito per i campotostari: 300 milioni di metri cubi d’acqua che l’Enel sfrutta per produrre e rivendere energia elettrica nel mondo. La legge sui bacini costringe l’Enel a ristorare solo i territori all’interno dei quali produce energia, che nel caso del lago di Campotosto sono Pietracamela, Fano Adriano e Montorio al Vomano, tutti in provincia di Teramo. Per questo il Comune aquilano non riceve alcun sussidio, perché sul suo territorio si trova “solo” l’acqua necessaria alla produzione: «Il nostro lago è una fonte di energia non da poco, perché si possono produrre fino a 700 megawatt. A prescindere dagli obblighi di legge, Enel potrebbe riconoscere qualcosa sulle bollette, soprattutto alle coraggiose attività commerciali», dice Cannavicci.

La legge non è dalla parte di Campotosto, così come non lo è stata la natura negli ultimi anni, purtroppo.

In sette mesi il paese ha più volte cambiato volto. Sette mesi dove si sono alternate sensazioni controverse intorno ai nuovi concetti di lockdown e didattica a distanza, incrociati con vecchi temi ricorrenti, come il turismo e la ruralità. Eppure alcune persone, giovani e meno giovani, hanno deciso di vivere qui. Rimangono fatalmente attratte. Ogni giorno respirano l’aria buona dell’alta montagna, affrontano le difficoltà quotidiane, come tutti.

E come tutti costruiscono il mondo nuovo, immaginando un futuro insieme.

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Campotosto, L’Aquila, terremotato tre volte dal 2009 al 2017, ha cambiato totalmente la sua identità.

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