
La cosa che resta di oggi parla di cinema e di politica ed è un manifesto di 23 pagine, pubblicato nel 1969 sulla rivista Tricontinental
Non tutto il mondo dell’arte è contro le inteligenze artificiali generative. In un certo senso è ovvio che sia così: ogni volta che ci sono introduzioni di novità tecnologiche – che non arrivano mai dal nulla ma sono frutto di un processo che va sempre messo in prospettiva storica – si assiste a dibatti, posizioni contrarie, posizioni a favore e posizioni intermedie.
Sul sito di Creative Commons c’è una lettera, firmata da artiste e artisti che ha come obiettivo la creazione di una conversazione meno polarizzata a proposito dell’uso di questi strumenti.
In questo momento, infatti, la conversazione è dominata da chi chiede misure più restrittive nei confronti di questi stumenti, in particolare in termini di copyright.
I firmatari della lettera auspicano che il mondo delle intelligenze artificiali si possa sviluppare in maniera responsabile: «Per noi», dicono, «le intelligenze artificiali generative sono abilitanti ed espressive. Non le usiamo per copiare gli altri, ma per creare nuovi lavori e nuove esperienze trasformativi. Siamo consapevoli dei problemi e degli impatti di queste tecnologie, così come degli sforzi per regolarle [abbiamo visto come in Europa si stia cercando, piuttosto, di regolarne gli usi, ndR]. Ed è proprio perché utilizziamo queste tecnologie che il nostro punto di vista è così importante in questo momento».


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Mentre Sarkozy esce di carcere dopo meno di un mese, in Italia migliaia di detenuti soffrono “senza respiro” in carcere sovraffollate e sempre più pericolose

Un articolo del 1972 uscito in Olanda che parla di qualcosa che a distanza di più di 50 anni, qui in Italia, è ancora la normalità.

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