
Prima o poi doveva arrivare un Barbero su Cose che restano, no? Quel giorno è oggi, il tema è la guerra lungo la storia dell’Umanità e come al solito è illuminante
Siamo di fronte all’ennesima tragedia delle migrazioni, questa volta nei mari della Grecia. Probabilmente, scrive Today, il più grande naufragio nella storia del Mediterraneo Orientale.
Il tutto accade meno di un mese dopo la diffusione di questo video del New York Times che mostra addirittura alcune persone migranti radunate a terra e abbandonate in mare dalla Guardia costiera greca.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante l’incontro con il suo omologo maltese, ha dichiarato che «in tema immigrazione conveniamo che senza un’adeguata difesa dei confini esterni dell’Ue diventa molto più difficile parlare di movimenti secondari».
Le idee di chiusura, di recintare, di privare l’altro di quel che ho io colonizzano il pensiero. Eppure non dobbiamo rassegnarci all’idea che sia l’unico modo di essere umani, quello di chiudersi dietro a un confine.
I confini non esistono.


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La cosa che resta di oggi è un articolo uscito ieri su Jacobin, firmato da Silvia Gola e Mattia Cavani, redattori e attivisti di Acta, intitolato Sfruttamento editoriale, il personale e il politico. Parla della precarietà del lavoro culturale prendendo spunto da uno sfogo dello scrittore Jonathan Bazzi di qualche tempo fa, ma mette al […]

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