
Un articolo del 1972 uscito in Olanda che parla di qualcosa che a distanza di più di 50 anni, qui in Italia, è ancora la normalità.
Il modo in cui la destra e i conservatori usano le etichette per proprio tornaconto produce, a volte, risultati paradossali. Una di queste etichette è la parola woke, usata per screditare i movimenti che si occupano dei problemi sociali. E uno di questi risultati si può ammirare qui,.
Sul Guardian esce un pezzo che si intitola La lettura è preziosa: ecco perché mi sono messa a regalare i miei libri. Il sottotitolo è: «Sto regalando i miei libri alle persone che possono trarne più benefici. Perché tenermi un romanzo che potrebbe piacere a qualcun altro?».
Francesco Giubilei, che tra le altre cose è consigliere straordinario del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ribalta il senso del pezzo e sostiene, su Il Giornale, che sul Guardian si mette in discussione «l’esistenza delle biblioteche private».
Su Twitter, ribadisce: «L’ideologia woke si spinge sempre oltre […], secondo il Guardian è vietato possedere libri. Follia».
Nel pezzo del Guardian non c’è nulla di tutto ciò: c’è solo una persona che si può permettere di avere tanti libri e ne regala quando non ne ha più bisogno. A chi non può.
L’autrice del pezzo se ne accorge e si chiede se non ci fossero i fondi per pagare un traduttore.


Un articolo del 1972 uscito in Olanda che parla di qualcosa che a distanza di più di 50 anni, qui in Italia, è ancora la normalità.

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