
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Lunedì 29 settembre, attraverso un comunicato sui propri social network, la Global Sumud Flottilla ha annunciato di essere a circa 4 giorni di viaggio dalla striscia di Gaza (a circa 650km o 370 miglia nautiche) e che entro due giorni le imbarcazioni che la compongono dovrebbero entrare nella zona considerata più a rischio per un intervento militare israeliano, la zona di mare in cui sono state intercettate tutte le ultime imbarcazioni che avevano tentato di rompere il blocco navale e terrestre di Gaza.
Sebbene questa missione sia completamente inedita per vastità della flotta di imbarcazioni che ne fanno parte — più di 40 — i racconto da parte dei giornali di quello che sta accadendo è legato alla sola cronaca dell’ultima ora e dimentica un fattore decisivo: la storia della Flottilla, infatti, non è iniziata ora, né a giugno di quest’anno quando l’arresto dell’equipaggio della Madleen tra cui c’era Greta Thunberg è diventata una breaking news e ha fatto parlare dell’iniziativa tutti i media del mondo.
La storia delle missioni via mare per rompere il blocco navale e terrestre della Striscia di Gaza è molto più vecchia, ha le radici in una iniziativa partita da cinque ex volontari dell’International Solidarity Movement (ISM) di nome Greta Berlin, Renee Bowyer, Paul Larudee, Sharon Lock e Mary Hughes Thompson che hanno iniziato a progettare il primo viaggio nell’estate del 2006, a pchi mesi dall’inizio del blocco navale e terrestre di Gaza imposto da Israele e dall’Egitto.
La prima missione partì da Cipro nell’agosto del 2008, con 44 passeggeri tra cui professori, giornalisti, avvocati, fisici, insegnanti e musicisti di età compresa tra i 22 e gli 83 anni, provenienti da 17 Paesi, che si imbarcarono a bordo di due barche da pesca.
Oggi, per ricordarci che quello a cui stiamo assistendo ha radici profonde, lunghe quasi vent’anni, ti proponiamo un articolo pubblicato dalla giornalista svizzera Silvia Cattori il 6 agosto del 2008, che all’epoca chiuse così il suon articolo: «Gli abitanti di Gaza sono civili; più della metà di loro sono bambini. Tutti hanno diritto a una vita quotidiana dignitosa, come quella che godiamo noi. Non possiamo voltare le spalle a questa triste realtà creata dai politici».
Lo puoi leggere qui. È in francese, se usi Chrome la traduzione istantanea in italiano è molto semplice e abbastanza affidabile. Se hai bisogno di assistenza scrivici!
Foto | Screenshot della formazione di navigazione della Flottilla all’aggiornamento di lunedì pomeriggio, da qui puoi seguire il loro viaggio.
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
Un podcast settimanale per approfondire una cosa alla volta, con il tempo che ci vuole e senza data di scadenza.
È dedicata all’ADHD e alle neurodivergenze. Nasce dall’esperienza personale di Anna Castiglioni, esce ogni venerdì e ci trovi articoli, studi, approfondimenti, consigli pratici di esperte e esperti.
La cura Alberto Puliafito, è dedicata al giornalismo e alla comunicazione, esce ogni sabato e ci trovi analisi dei media, bandi, premi, formazione, corsi, offerte di lavoro selezionate, risorse e tanti strumenti.
La newsletter della domenica di Slow News. Contiene consigli di lettura, visione e ascolto che parlano dell’attualità ma che durano nel tempo.