Le intelligenze artificiali sono uno shock

E generano un enorme vuoto. Per questo ci inventiamo storie o aderiamo a narrative che ci rassicurano. Anche se catastrofiste

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Quando vedi una macchina che sa riassumere un testo, quella macchina probabilmente ti fa un certo effetto. Ti fa paura, direi. Nel caso, è comprensibile: pensa a quel che devi fare tu per riassumere un testo. Hai bisogno di leggerlo. Magari rileggerlo. Di capirlo. Di sintetizzarlo. Infine di rileggere la sintesi per assicurarti che sia chiara. La macchina non ha bisogno di fare tutto questo.

 

Ecco ChatGPT che esegue il semplice compito di riassumere un testo lungo in un thread di cinque tweet

Abbiamo oggi a disposizione macchine che possono fare compiti di vario genere. Generare immagini da testo, come quella che vedi qua sopra, che ho realizzato con Midjourney (*)
Macchine che possono analizzare testi, che possono analizzare radiografie.
Naturalmente, queste tecnologie non sono venute fuori dal nulla. Ma sono diventate pop in pochi mesi.

Moriremo tutti!

Subito, la narrativa più diffusa si è concentrata su due temi: le petizioni che dicono che bisogna fermare lo sviluppo delle intelligenze artificiali al grido di «Moriremo tutti!» da un lato. Dall’altro, il catastrofismo sul lavoro: perderemo 300 milioni di posti di lavoro.

È uno shock

Queste due narrative, anche se pensi di avere anticorpi a sufficienza, alimentano lo shock: non solo vedi che le macchine possono fare cose che pensavi di poter fare solo tu, ma addirittura potrebbero ucciderti. Oppure rubarti il lavoro.

Le storie che ci raccontiamo

Come in tutte le situazioni di shock, abbiamo bisogno di riempire quel vuoto enorme che sentiamo e di rassicurarci dalle nostre paure. Lo facciamo rassicurandoci anche con storie catastrofiste, perché ci fanno individuare un nemico comune e ci fanno sentire parte di qualcosa. Oppure lo facciamo dicendoci cose tipo «ma tanto queste macchine non capiscono», «lo faccio comunque meglio io». Oppure aggredendo chi le usa già: «se crei un’immagine con un’AI sei un ladro!». È una reazione umana, è naturale, è più che comprensibile. È una reazione che non va aggredita (anche se spesso vengono aggredite le persone che propongono visioni diverse) ma compresa.

La collettività contro lo shock

Le tecnologie basate su intelligenze artificiali potrebbero fare il bene dell’umanità. Potrebbero, se non fossero monopolio di poche aziende private di cui non possiamo far altro che fidarci. Se fossero aperte e accessibili. Se potessimo lavorarci insieme, in maniera multidisciplinare.
Purtroppo, raccontarci le storielle per riempire il vuoto generato dallo shock è il modo peggiore per esercitare il pensiero critico.

Cosa potremmo fare?

Analizzare questi strumenti e le loro potenzialità. Lavorare insieme per democratizzarli. Cercare soluzioni che vadano oltre la protezione del singolo o del singolo gruppo o del privilegio. Trovare ammortizzatori che rendano l’impatto di queste tecnologie meno duro (il reddito di base universale è uno di questi ammortizzatori: il fatto che oggi lo propongano anche aziende private non può essere una scusa o un argomento valido per liquidarlo). Lavorare per rendere questi strumenti un beneficio per l’umanità, per livellare al rialzo, per superare l’estrazione di valore capitalista che fa il bene di pochi a scapito di tutti gli altri.

Info

Questo pezzo deve molto a Doppleganger e The Shock Doctrine di Naomi Klein.
A tutte le persone che lavorano per un Reddito di base universale.
A Mafe De Baggis, con cui ho scritto In principio era ChatGPT.
A Francesco D’Isa e Eris Edizioni (a loro insaputa).
A tutte le ore perse a conversare su questi temi nell’ecosistema dei social network.

(*) Tempo di lavoro: pochi minuti. Volevo rappresentare persone shockate da una macchina-robot, ma il parametro “chaos” di Midjourney ha migliorato la mia idea iniziale.

Continua a seguirci
Slow News ti arriva anche via email, da leggere quando e come vuoi...
Iscriviti gratis e scegli quali newsletter vuoi ricevere!
Altri articoli Società