
L’umiliazione e la bullizzazione sistematica del nemico sono armi politiche pericolose che appaiono sistematicamente nella storia dei conflitti, come ora a Gaza
Durante un’esposizione a Miami, l’Art Wynwood, una donna ha inavvertitamente urtato (ma riguardo ciò le testimonianze divergono) una scultura di Jeff Koons, facendola cadere dal suo alloggiamento e mandandola in frantumi. L’opera risaliva al 2021, era fatta di porcellana e faceva parte della serie balloon dogs: sculture create in modo da somigliare a dei palloncini intrecciati a formare dei cagnolini, appunto.
Valeva circa 42.000 dollari, per quanto ne esistano circa 800 edizioni, e pare che diversi collezionisti si siano già offerti di acquistare i cocci.
Se avete letto la notizia sui social e vi siete soffermati a leggere i commenti, vi sarà probabilmente capitato di incrociarne diversi di questo tenore:
Non è la prima volta, non sarà l’ultima. Soprattutto per quanto riguarda l’arte contemporanea c’è sempre chi vi si scaglia sostenendo come quella non sia arte.
Cos’è l’arte? E chi decide cos’è arte? Un bel documentario di Aperture si propone di spiegarlo in maniera semplice, mentre un TED Talk di Harley Levitt affronta la questione immediatamente successiva: chi decide come interpretare le opere d’arte?
L’umiliazione e la bullizzazione sistematica del nemico sono armi politiche pericolose che appaiono sistematicamente nella storia dei conflitti, come ora a Gaza
Oggi sono morte delle persone, ma la tragedia degli sfratti è quotidiana e invisibile, è fatta di debiti, sgomberi e vite segnate che non fanno notizia
I confini — il Novecento, le generazioni, le nazioni — servono per muoverci nel mondo, ma non sono il mondo. Non sono da difendere, sono da superare
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