Su Ferragni, sharenting e autodeterminazione

Il Festival di Sanremo è iniziato, e con esso meme e polemiche, come ogni anno.

Quest’anno alla co-conduzione abbiamo Chiara Ferragni, imprenditrice e influencer, che durante la prima serata del Festival ha recitato, sottoforma di lettera alla sé bambina, un monologo sull’autodeterminazione.
Il tutto, però, suona vagamente ipocrita per un motivo particolare, esposto dalla social media strategist e docente Serena Mazzini sulle pagine di Domani.

Mazzini ormai da tempo analizza e si occupa di divulgare quelli che lei chiama “lati oscuri dei social network”, e in particolare tutti i rischi e i business connessi al fenomeno dello sharenting – la diffusione a mezzo social da parte di genitori di contenuti che riguardano la prole.
Ed è proprio questa l’ipocrisia che coglie nel discorso dell’influencer:

“Ferragni [parla di] «riportare l’attenzione sui diritti delle donne, del loro corpo e su come il disporre del corpo femminile dalle stesse sia, purtroppo, ancora considerato discusso e discutibile», eppure non concede lo stesso diritto ai bambini”.

A riguardo, Ferragni aveva commentato proprio durante la conferenza stampa precedente la serata di ieri:
“Penso che ogni genitore sia convinto di fare il meglio per i propri figli. Alla fine saranno soltanto loro a doverci giudicare: se avrò sbagliato qualcosa, me lo diranno i miei figli”.

I figli della donna, infatti, sono ormai da tempo al centro del piano editoriale social di quest’ultima. Basta scorrere un poco il feed dei profili TikTok e Instagram per notare come i contenuti riguardanti i bambini – sponsorizzati o meno – siano la maggioranza.

Innocuo? Per niente.

I rischi dello sharenting, come accennavamo, sono stati messi in evidenza da Mazzini stessa, mostrando come spesso contenuti con al centro i bambini vengano poi estrapolati e repostati, spesso sottoforma di post maliziosi e ammiccanti.
Ma non solo: si tratta di immagini di minori date in pasto a sconosciuti. Nel caso di Ferragni, e del marito Fedez, centinaia di migliaia.

Sull’argomento si è espresso anche Save The Children, che evidenzia altre problematiche come le possibili ripercussioni psicologiche sul benessere dei bambini, che “dovranno fare i conti con l’essere (o l’essere stati) continuamente esposti pubblicamente (ad es. al giudizio degli altri) o dal ritrovare un’identità digitale costituita anche da immagini molto intime su cui non hanno effettuato scelte o consensi”.

Inoltre: “la privacy è un diritto non solo degli adulti, ma anche per i bambini e le bambine, come sancito anche dalla Convenzione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e più recentemente dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR)”.

Insomma, autodeterminazione sì, ma solamente se non sei un minore. In quel caso, della tua immagine possono disporre liberamente mamma e papà.

Anche a fini di lucro.

Francesca Menta
Francesca Menta
un anno fa

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Ultimo aggiornamento un giorno fa
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