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Sta arrivando a Piombino una nave carica carica di… gas naturale liquefatto. Siamo salvi!
Quel gas è stato estratto da Eni nel blocco Marine XII, in Repubblica del Congo, e secondo l’AD di Eni Claudio Descalzi “è il risultato del forte impegno di Eni e dei suoi partner e del costante sostegno del governo della Repubblica del Congo. Eni e i partner locali hanno condiviso forze di lavoro, know-how e tecnologie, garantire entrate aggiuntive al Paese e contribuire alla sicurezza energetica dell’Europa”. Il progetto, situato all’interno del permesso Marine XII, raggiungerà una capacità di liquefazione del gas di plateau di circa 4,5 miliardi di metri cubi all’anno. I volumi saranno commercializzati da Eni per “affrancare il nostro Paese dalla dipendenza dalle importazioni russe, in coerenza con la strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento”. Lo diceva proprio Eni, minimizzando la partnership con Lukoil.
Ma chi sono questi partner locali che contribuiscono “alla sicurezza energetica dell’Europa” con cui Eni, che è di fatto controllata dal Ministero dell’Economia, ha “condiviso know-how e tecnologie”? Si chiama Lukoil ed è la più grande compagnia petrolifera russa, colpita dalle sanzioni economiche del Tesoro americano (non dall’Unione Europea a quanto pare) decise in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Lukoil ha acquisito una partecipazione del 25% in Marine XII nel 2019 dalla New Age britannica e secondo Eni è una quota “inferiore al limite dettato dal regime sanzionatorio applicabile”.
Lo avevamo già scritto in occasione della firma per la fornitura di gas dall’Algeria: da quest’anno infatti l’Italia importa 28 miliardi di metri cubi di gas algerino, circa il 30% del suo fabbisogno, estratto dalla compagnia algerina Sonatrach e dai russi di Gazprom, principale partner di Sonatrach.
E ci chiedevamo: non è che il Piano Mattei rischia di essere la porta laterale per la Russia in Europa?
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