Stato d’emergenza: migranti

Il Consiglio dei Ministri n.28 del Governo Meloni ha deliberato

la dichiarazione dello stato di emergenza sull’intero territorio nazionale, per sei mesi, in relazione all’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo

ancora una volta, un fenomeno prevedibile, previsto e inevitabile viene trattato come se fosse un meteorite che nessuno aveva visto arrivare.

La decretazione dello stato d’emergenza ha un precedente nel 2011.

Come sappiamo, uno stato d’emergenza prevede che si possano gestire determinate situazioni con poteri speciali.

Stando a quanto spiega il comunicato ufficiale, i 5 milioni di euro attualmente destinati a questa emergenza dovrebbero servire a

  • decongestionare l’hotspot di Lampedusa
  • realizzare nuove strutture di accoglienza
  • realizzare nuove strutture di riconoscimento e rimpatrio dei migranti che (citiamo testualmente) «non hanno i requisiti per la permanenza sul territorio nazionale»

Ragionare con visioni di breve periodo, ci insegna la storia recente, non ha mai aiutato a risolvere situazioni complesse. Eppure, si continua così.

Se possibile, questo stato d’emergenza è ancora meno comprensibile alla luce del recente passato: quello che Eleonora Camilli ha definito su A Brave New Europe “doppio standard di accoglienza”, emerso durante i primi mesi del conflitto russo-ucraino, quando alle porte d’Europa un flusso senza precedenti di migranti -in questo caso ucraini- ha messo alla prova la capacità europea di accoglienza (prova superata brillantemente grazie anche ad un lavoro corale e ad un saggio uso dei Fondi di coesione europei). Ne abbiamo parlato in uno Slow News Talk con Valerio Nicolosi: quando c’è la volontà politica tutto è possibile. Probabilmente, sui migranti non-ucraini, la volontà politica semplicemente non c’è.


Foto di Jametlene Reskp su Unsplash

 

News Flow

Ultimo aggiornamento 11 ore fa
  • Social
    Social
    un giorno fa
    Chi sono i Groypers?

    Dopo l’omicidio di Charlie Kirk, l’attivista di estrema destra americano ucciso mercoledì 10 settembre in una università nello Utah, sui media di tutto il mondo si sono susseguite una serie di ipotesi e teorie sull’identità, il movente e il background culturale del sospettato assassino, il 22 enne Tyler Robinson. Mentre sui giornali italiani si pubblicavano […]

  • Articolo
    Articolo
    4 giorni fa
    Le armi a scuola sono normali negli USA

    Mercoledì 10 settembre, alla Utah Valley University, negli Stati Uniti, l’attivista di estrema destra americano Charlie Kirk è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un killer probabilmente appostato sul tetto della scuola. Kirk stava tenendo un incontro pubblico e stava difendendo la libertà di circolazione delle armi, sia nelle scuole che in […]

Leggi tutti i Flow