Uno schermo come babysitter

YouTube babysitter del mondo: in assenza di welfare per famiglie tocca arrangiarsi.

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I dati parlano chiaro: in tutto il mondo, i canali di YouTube con contenuto per bambini sono quelli che guadagnano di più, come spiega questo articolo di Quartz di questa settimana. Pensate a CoComelon, o al Pulcino Pio in Italia. 

“YouTube è diventato la babysitter del mondo,” titola il pezzo, citando dati raccolti dalla società di prestiti CashNetUSA e dalla società di dati sui social media Social Blade — dati che potranno anche scandalizzare i genitori più progressivi, che evitano a tutti i costi gli schermi.

Ma in realtà questi dati ci aiutano a capire altro: che in generale, a livello mondiale, non esistono politiche per i bambini. Le famiglie vivono sempre di più in modo nucleare, senza appoggio di nonni, zii, cugini. Le città tendono ad offrire pochi spazi di ricreazione accessibili e sicuri (in parte perché hanno dato più spazio alle auto, come spiega Andrea Coccia), i caregivers lavorano moltissimo, i nidi sono cari o poco disponibili, ed i governi non offrono abbastanza appoggio economico alle famiglie. 

Prima di YouTube esisteva la televisione, ma i cartoni si vedevano solo a determinate ore. Ora gli schermi offrono cartoni ad infinitum. Le compagnie vedono chiaramente un’opportunità per fare business. Ma allora perché i governi non entrano a colmare un vuoto?

Tutti i guru di Silicon Valley mandano i propri figli a scuole dove non si utilizzano gli schermi, perché si capisce ancora poco degli effetti dell’uso continuo degli schermi a partire dalla prima infanzia. Le raccomandazioni variano —  la OMS raccomanda zero uso di schermi sotto i due anni, mentra l’American Academy of Pediatrics parla di 18 mesi — ma il punto è che gli schermi sono un elemento così usato da genitori che non trovano altro appoggio, e che hanno bisogno di cucinare, lavare i panni, ed avere anche un break.

Le politiche per la famiglia sono più che necessarie, ma non lasciamo che governi come quello attuale strumentalizzino l’idea di famiglia con le loro idee conservatrici. Il punto non è denunciare i personaggi gay di Peppa Pig, ma assicurarci che le famiglie abbiano appoggio vero e proprio, e non retorica, quando ci sono bimbi in ballo.

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