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«Quando parliamo di meme “efficaci”», scrive Daniele Zinni in questo bellissimo pezzo per Il Tascabile dal titolo Meme di sinistra, astrazione o strategia, «non dobbiamo pensare ai meme che fanno vincere un’elezione o provocano una rivoluzione; quelli sarebbero senz’altro meme efficaci, ma non esistono».
«Dei post su una piattaforma», prosegue Zinni con un ragionamento che dovrebbe guidarci tutte le volte che gridiamo alla manipolazione delle coscienze dalle campagne di disinformazione sui social, «non sono abbastanza per trasformare l’assetto di fondo di una società complessa come la nostra».
«Nemmeno una trasmissione televisiva negli anni d’oro della televisione sarebbe stata all’altezza di un compito del genere. Per prendere il potere e per conservarlo, l’arte, le narrazioni, il giornalismo, la propaganda e in generale gli interventi sull’immaginario collettivo sono sempre stati necessari, non sono mai stati sufficienti».
È solo uno dei tanti passi efficaci del pezzo, tutto da leggere, in un’esplorazione dell’universo memetico che ha bisogno di visioni lucide e belle penne per essere esplorato.
Il tema della manipolazione delle menti, delle coscienze, della trasformazione di una società complessa mi sembra troppo poco esplorato.
Probabilmente i meme possono contribuire a rafforzare i concetti egemoni, a riprodurli e a garantire loro un’ulteriore esposizione su canali diversi da quelli che c’erano prima. Ma allo stesso modo possono contribuire a introdurre altri concetti e rappresentare altri punti di vista. Probabilmente, ogni singolo pezzo di contenuto fa questo lavoro e contribuisce come parte a un tutto che è in continua trasformazione.
Mi sembra, ancora una volta, che a monte ci debba essere sempre una riflessione sui punti di vista che vengono rappresentati e sulla loro effettiva visibilità.
Se un punto di vista è marginalizzato su tutti i canali informativi farà molta fatica a emergere.


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