Il reddito di base universale è una soluzione alle intelligenze artificiali

E serve anche al mondo della cultura

Nell'immagine, un robot-miniatore, 1200 circa. Immagine generata con Midjourney, parte del progetto di Alberto Puliafito "replAIced – Lavori che non esistono più fatti da robot che non esistevano

Da settimane, forse mesi, la mia “bolla” di conversazione è invasa da discussioni sul diritto di autrici e autori a essere pagati per il loro lavoro e di poter disporre delle loro opere a piacimento. Il che è sacrosanto. Tutto nasce dal fatto che le macchine IA generative sono diventate “pop” e ci siamo accorti che possono creare testo, immagini, musica, video. Questo genera, comprensibilmente, reazioni, pressioni, paure e preoccupazioni.

Il copyright così come lo conosciamo (di fatto un’emanazione di quello USA e del suo “Mickey Mouse Protection Act”: il nome non è casuale e dovrebbe già essere cartina di tornasole di chi sia veramente protetto dal diritto di copia) viene spesso individuato come soluzione al problema.

Tuttavia, i dati che abbiamo a disposizione (vedi qui) e i vari modelli sperimentati fin qui dall'(ormai ex?) industria culturale in tutti i suoi settori ci mostrano che il copyright non è affatto garanzia di vita dignitosa per le persone che creano contenuti.

Chi premia davvero il copyright?

Premia poche persone talentuose e bravissime magari, ma anche fortunate e capaci di altro, un altro molto diverso dall’arte. Per esempio, premia persone capaci ad avere l’habitus giusto; persone con risorse alle spalle o con potere contrattuale, che sanno muoversi nel mondo dell’arte e della cultura, che aderiscono alle logiche del mercato culturale e via dicendo. In alcuni casi garantisce buone rendite e compensi. In altri casi garantisce la sussistenza. Lascia le briciole a tutti gli altri. Insomma: è una piramide capitalistica, che genera valore per pochi.

E allora che fare?

D’altra parte, siamo d’accordo che le IA generative siano, attualmente, un monopolio e che vadano regolamentate: l’Unione Europea è al lavoro per questo, così come il Giappone (il suo regolamento è quello che qui preferiamo), la Cina, persino gli USA.

Ci sono alternative plausibili per il mondo della cultura e dell’arte? Sì. Ce ne sono che
– redistribuiscono ricchezza
– livellano al rialzo la disponibilità di risorse

– democratizzano (le macchine, ma anche l’arte e la creazione).

Una di queste alternative è il reddito di base universale. Quali sarebbero i suoi vantaggi?

Maggiore libertà creativa

Chi fa arte, chi crea non sarebbe più legata o legato alle esigenze commerciali o ai desideri delle case editrici, delle etichette discografiche o delle piattaforme. Queste persone potrebbero esplorare temi più di nicchia e impopolari, senza la preoccupazione di dover “vendere” la loro opera per sopravvivere o vivere dignitosamente

Democratizzazione dell'arte

Con un reddito di base, anche le persone che altrimenti non avrebbero accesso alle risorse per diventare creatori avrebbero l’opportunità di farlo. Questo potrebbe portare a una maggiore diversità e rappresentanza nell’arte e nella cultura.

Riduzione delle barriere di accesso

Attualmente, il costo di ingresso per diventare un’artista è spesso alto, richiedendo tempo e risorse che molte persone non hanno. Un RBU potrebbe aiutare a ridurre o eliminare queste barriere.

Più tempo per la creazione

Con le necessità di base coperte, chi crea potrebbe dedicare più tempo al perfezionamento delle proprie abilità e alla creazione di opere d’arte, piuttosto che dover dividere il loro tempo con lavori alimentari.

Controllo sui diritti d'autore

Con un reddito garantito, chi crea avrebbe una posizione di negoziazione migliore quando si tratta di cedere o mantenere i diritti sulle proprie opere, potendo anche optare per modelli di licenza più aperti se lo desidera

Antidoto all'automazione e alle IA

Un RBU potrebbe fornire una sorta di “ammortizzatore” per gli esseri umani nel caso in cui le macchine inizino a svolgere lavori creativi

Stimolo all'economia creativa

Con più persone in grado di perseguire carriere creative, l’economia creativa nel suo insieme potrebbe beneficiare di un’iniezione di nuove idee e competenze e talenti.

Sperimentazione e innovazione

L’assenza di pressioni economiche immediate potrebbe portare a una maggiore sperimentazione e a un’arte e cultura più innovative

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