Ep. 02

Investire in qualità, nel mercato degli stupefacenti, funziona.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Dalle nostre serie Serie Giornalistiche
Locked down

La pandemia ha cambiato molto il mondo degli assuntori di sostanze: in primis sono cambiate le sostanze.

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213 tonnellate di cocaina e 613 tonnellate di infiorescenze e resine di cannabis.

Queste sono le quantità delle principali droghe utilizzate in Europa sequestrate da diverse autorità dei paesi europei nel 2020, secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT). Si tratta di numeri record, e questo nonostante i diversi blocchi e le restrizioni dovute alla pandemia, come dicevamo nel primo episodio di Locked Down, abbiano cambiato le abitudini dei consumatori di sostanze illecite europei. Si stima che nell’Unione Europea circa 83,4 milioni di adulti (di età compresa tra 15 e 64 anni), pari al 29% della popolazione europea, abbiano fatto uso di sostanze illecite, con un numero di maschi maggiore (50,5 milioni) rispetto alle donne (33 milioni). La cannabis resta la sostanza maggiormente consumata, con oltre 22 milioni di europei adulti che ne hanno segnalato il consumo nell’ultimo anno. Tuttavia, è importante tenere conto che i livelli di consumo di cannabis nell’arco della vita variano notevolmente da un paese all’altro: dal 4,3% di Malta al 44,8% in Francia. Gli stimolanti sono la seconda categoria più comunemente segnalata: si stima che nell’ultimo anno 3,5 milioni di adulti abbiano consumato cocaina, 2,3 milioni MDMA e 2 milioni amfetamine. Circa un milione di europei ha consumato eroina o un altro oppiaceo illecito nell’ultimo anno.

Si tratta di cifre in aumento e che, in realtà, rappresentano solo una piccola parte delle sostanze stupefacenti che circolano in Europa. Il mercato è davvero redditizio, stimato in diversi miliardi di euro: il moltiplicarsi dei punti vendita e l’uberizzazione della logistica di prossimità facilitano il consumo di sostanze rispetto a qualche anno fa, ma in realtà sta cambiando radicalmente anche la logistica dei trafficanti internazionali di sostanze stupefacenti, che oggi più che mai utilizzano l’Africa occidentale come principale porta d’ingresso per l’Europa dei loro prodotti, attraverso il mar Mediterraneo e i Balcani. Nel corso degli anni hanno modificato notevolmente le modalità di trasporto delle sostanze, anche adeguandosi alle novità.

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Report OEDT

Come dicevamo, per il traffico interno ai confini europei la tecnologia è oggi un fattore chiave per la comunicazione consumatore-venditore: grazie ad un sapiente uso dei social media e delle app di messaggistica istantanea, utilizzando le tecnologie di comunicazione e cifratura per facilitare la vendita illecita di sostanze, la compravendita oggi garantisce ai due attori più sicurezza. E questo non è un dettaglio. Come un dettaglio non è il fatto che la qualità delle sostanze che vengono vendute in Europa sia mediamente alta a fronte di un prezzo non molto cresciuto negli ultimi dieci anni, cosa possibile anche grazie alle innovazioni: l’Europa oggi non è più solo terra di consumo ma anche di produzione. E non solo di “droghe leggere”.

Ci torneremo più avanti.

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Report OEDT

Diverso discorso invece per la logistica transcontinentale, che resta importante. Anzi fondamentale. America meridionale, Asia occidentale e Africa settentrionale sono importanti aree di approvvigionamento per le sostanze illecite che giungono in Europa, mentre Cina e India sono importanti paesi di approvvigionamento per le nuove sostanze psicoattive. Spesso si segnala inoltre, si legge su diversi rapporti dell’Interpol, che i precursori di droghe e le sostanze chimiche correlate provengono dalla Cina. In questo complicato disegno sul mappamondo, l’Africa occidentale è oggi uno degli hub principali per il traffico di cannabis, in particolare di prodotti lavorati come l’hashish: nel 2021 sono state sequestrate 57 tonnellate di cannabis, compreso un macro sequestro di 17 tonnellate in un colpo solo fatto in Niger. Nella risoluzione 2541 del 2020 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si rimanda a diversi rapporti che descrivono come la rotta transcontinentale della cannabis oggi attraversi il Sahel, dove i gruppi armati – anche islamisti – si legano ai narcotrafficanti della sub-regione del Sahel. Paesi come Mali, Burkina Faso e Niger sono dal 2012 terra di conquista dei gruppi armati, che nel 2022 sembrano conoscere nuove vittorie e nuovi record; inoltre, la capacità d’azione di questi gruppi è in rapida espansione anche nei paesi costieri, come Benin, Costa d’Avorio e persino il Ghana, Paese che fino a ieri si considerava praticamente esente dai problemi legati alla sicurezza. Secondo un’intervista fatta da RFI ad Amado Philip de Andrés, direttore regionale UNODC (l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e la criminalità) il legame è oggi ancora più stretto e le realtà terrorismo e narcotraffico, in Africa occidentale e nel Sahel, sono oggi definite “fluide”.

Ancor più grossa la fetta di mercato della cocaina, che in Africa va sempre di più. Se fino a qualche anno fa il continente africano era solo terra di transito della polvere bianca, probabilmente l’aumento del benessere delle classi medie africane ha portato con se anche le abitudini più viziose. Dal 2008 i narcotrafficanti sudamericani di cocaina reindirizzano regolarmente parte della produzione verso l’Africa occidentale, una parte sempre più consistente: se da un lato è vero che in questo modo il prodotto rallenta la sua corsa verso il consumatore dall’altro però aumenta sia la quantità di prodotto che la certezza che questo raggiunga la destinazione finale. Città come Lagos e Benin City, in Nigeria, o come Conakry in Guinea, Bissau in Guinea-Bissau e Lomé in Togo, sono oggi porti logistici fondamentali per i traffici di cocaina dal sudamerica. Un prodotto destinato non più solo all’Europa: i narcotrafficanti hanno infatti scoperto, spesso prima delle multinazionali occidentali e sicuramente molto prima dei governi locali, che in paesi come Senegal, Ghana e Capo Verde, e in generale in molti paesi costieri africani, esiste una classe media sempre più grande e sempre più benestante destinata a diventare la futura base di consumatori di sostanze, se già non lo è oggi. E infatti, una fetta tra il 10 e il 17% del traffico attuale di cocaina in quelle zone è destinato principalmente al mercato locale africano. 10 anni fa questa fetta era grande la metà.

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I trafficanti sanno aspettare. I recenti cambiamenti nel mercato europeo delle sostanze illecite comprendono innovazioni nella produzione e nei metodi di traffico degli stupefacenti, la creazione di nuove rotte e partenariati tra le reti della criminalità organizzata europea e non europea. Sono alcuni degli effetti farfalla nel mercato nero degli stupefacenti.

Secondo i dati dell’UNODC la quantità di cocaina sequestrata nel continente è decuplicata tra il 2015 e il 2019, passando da 1,2 a 12,9 tonnellate. Sempre l’UNODC afferma che solo nel 2021 tra Senegal, Capo Verde, Benin, Gambia, Guinea-Bissau e Costa d’Avorio sono state sequestrate 47 tonnellate di cocaina, “una cifra che potrebbe essere necessario moltiplicare per 20 o più per avere un’idea dei volumi effettivi in transito tra l’America Latina e l’Africa occidentale” ha detto de Andrés a Rfi: “Tra il 7% e il 10% del traffico è aereo, la maggior parte transita in barca”. I numeri premiano la pazienza.

Nel 2008 i narcotrafficanti utilizzavano, per il trasporto transatlantico della cocaina, principalmente sottomarini fabbricati in Sud America, mezzi anche molto costosi ma con capacità limitate di trasporto e resistenza alla rotta atlantica. Dal 2019 invece usano invece piccoli pescherecci dhow modificati e adattati per il trasporto di cocaina. Fino a una tonnellata, anche una tonnellata e mezza, per ogni viaggio.

Anche la metamfetamina prodotta in Messico e in Africa è trasportata in Europa. Questa sostanza oggi vive cambiamenti nella logistica importanti, complice la sempre più forte capacità europea di produzione: sono sempre più infatti i Walter White e i Jesse Pinkman europei: nel 2020, è stato segnalato lo smantellamento di 78 laboratori di amfetamina (38 nel 2019) in Belgio (13), Germania (12), Paesi Bassi (44), Polonia (4) e Svezia (5). Inoltre, nel 2020 sono stati sequestrati nell’Unione Europea 5.500 litri di BMK (14.500 litri nel 2019) e 31 tonnellate di MAPA (31 tonnellate nel 2019), precursori chimici per la produzione di amfetamina e metamfetamina. Nove Stati membri dell’UE hanno segnalato lo smantellamento di 213 laboratori di metamfetamina, tra cui molte strutture di medie e grandi dimensioni in Belgio (3) e nei Paesi Bassi (32). In Cechia, nel 2020 sono stati rilevati 160 laboratori di metamfetamina su piccola-media scala (234 nel 2019). Nel 2020, 12 Stati membri dell’UE hanno segnalato sequestri di efedrina e pseudoefedrina per un totale di 234 chilogrammi (sia in polvere che in compresse) (640 chilogrammi per 10 Stati membri dell’UE nel 2019). I quantitativi di metamfetamina oggetto di traffico dall’Africa variano da piccoli quantitativi in pacchi postali collegati ad acquisti sul mercato della darknet a spedizioni di più tonnellate importate dal Messico e destinate a essere trasbordate in Europa verso altri mercati, ma che hanno anche il potenziale di contribuire a una maggiore disponibilità all’interno dell’Unione Europea.

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Come possiamo vedere il tracciato euro-africano che offre il mondo delle sostanze stupefacenti racconta di un rapporto tanto stretto quanto intenso, che si modifica nel tempo sulla base delle esigenze, anche le rispettive esigenze. La reazione ai blocchi imposti dalla pandemia di coronavirus infatti ha fatto scattare, in tutto il mondo, la corsa all’istituzione delle cosiddette Zone Economiche Speciali, all’interno delle quali le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. Tradotto: meno controlli. Su modello della zona del famoso, e mai tramontato, Triangolo d’Oro tra Laos e Cina.

Ma di questo parleremo più avanti.

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