Ep. 3

Negli ultimi tre anni ho guardato più Twitch che la televisione

E adesso guardo un po’ meno Twitch, un po’ meno serie e film, sempre meno televisione – diciamo che ho gli occhi stanchi, mettiamola così.

Tv o Twitch
Dalle nostre serie Serie Giornalistiche
Resoconti terrestri

Diario di un autore contemporaneo perso tra le variabili del nostro tempo

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Io di lavoro faccio l’autore televisivo. Significa che scrivo, con le dovute ottomila virgolette, programmi che vanno in tv, che adatto format di successo internazionale (o di ineffabile insuccesso altrettanto internazionale), che seguo montaggi e post-produzione, che mi occupo di casting e butto giù scalette, che all’occorrenza scrivo copioni, che arroto coltelli da seta e da prosciutto, che riparo cucine a gas, che donne guardate accorrete che abbiamo materassi a molle e cuscini di gommapiuma. Faccio l’autore tv. E quindi tutta una serie di cose e azioni relative al contenuto – e talvolta relative all’assenza di contenuto, perché spesso bisogna lavorare per sottrazione – per il bel mondo dell’intrattenimento, dello show-business, di chiamatelo-come-vi-pare.

In ogni caso per certi amici che lavorano in produzione (e che sono quelli che gestiscono danari e risorse per far sì che le idee iperuraniche partorite dalle menti degli autori vengano realizzate e diventino reali [anche qui miliardi di virgolette su amici, su idee e su reali]) per la produzione io e i miei colleghi autori non facciamo niente, e i programmi vengono su quasi come per miracolo, perché noi autori ai loro occhi siamo solo un mucchio di privilegiati ritardatari raccomandati miracolati (miracolato è un aggettivo che si usa tanto in televisione per descrivere amabilmente un collega) che appunto non fanno niente o quasi se non discutere di come si potrebbe mettere una giraffa nel palchetto centrale del Teatro alla Scala di Milano o usare una squadra di rugby minorile come fondale per un’intervista solo per far produrre e firmare alla produzione appunto quintalate di permessi.

Ho fatto anche programmi giornalistici, paragiornalistici, di infotainment (prodotti cioè vestiti con l’apparentemente più nobile finalità dell’informazione ma in realtà con lo stesso obbiettivo e meccanismo dei cugini più leggeri, e cioè attrarre pubblico con ogni mezzo per vendere pubblicità), ma di solito lavoro in grandi show in cui vengono investiti molti soldi e molte risorse, quelle risorse che nell’idea della produzione loro ci metterebbero a disposizione per mettere una giraffa nel palchetto centrale della Scala di Milano solo perché saremmo dei bambini dispettosi (altro discorso, altro pezzo, vado avanti, dovevo parlare di Twitch e sto parlando solo di televisione, ma evidentemente le due cose sono correlate).

Qualche esempio dei programmi che faccio e che ho fatto? Se siete curiosi andate su LinkedIn, altrimenti andate sulla fiducia. Di solito è roba grossa, e questo mi fa riflettere specialmente parlando di Twitch, che è una piattaforma o canale in cui chi trasmette lo fa con un budget bassissimo o quasi.

Eppure sono almeno tre anni che guardo più Twitch che la televisione, che allo sfarzo degli studi e delle luci e raggi laser e ospiti che prendono 40k per un quarto d’ora in cui parlano spesso di nulla o di poco più di nulla – e poi finalmente spieghiamo cos’è Twitch e la smetto di parlare di televisione e analizziamo Twitch, visto che questo è un pezzo su Twitch e non su quello che faccio o non faccio di mestiere o peggio/meglio ancora sul mondo della tv (quello sarebbe un altro bel pezzo, il grande piccolo mondo della tv con i suoi orrori [ah, quanti ne potremmo narrare, di orrori, oh amici, oh sodali televisivi!], ma lo scriverò il giorno prima di andare in pensione, credo [se mai lo scriverò]) –, e quindi dicevo che guardo più Twitch che la televisione anche se bisogna dire che non sono mai stato un grande appassionato di tv nel senso di stretto intrattenimento, che faccio questo mestiere per mera convenienza (economica, di tempo), perché c’è un sacco di bella gente che lo fa a tutti i livelli e lavorare con gente simpatica e intelligente non è male, perché a volte risulta anche divertente, perché mi lascia libero di scrivere le mie cose e di vivere la mia vita e di mettere giraffe alla Scala di Milano (sto ancora parlando di tv, mannaggia).

Ci sono tanti colleghi molto bravi e dotati – alcuni meno bravi e meno dotati, e io sto ancora parlando di televisione – che sono dei veri e propri assatanati dell’entertainment vecchio stile, che conoscono la data di nascita di Maurizia Paradiso e il segno zodiacale di Luciano Rispoli, che sono in grado di cantare la sigla di Portobello al contrario, che tutte le mattine fanno colazione insieme al burattinaio di Flora Dora a Prati (il quartiere televisionaro di Roma), che sono cresciuti con il mito assoluto della Carrà-Cuccarini-MikeBongiorno-PippoBaudo (ho volutamente indicato icone gay e icone per massaie perché non si sa mai), che pur di fare questo mestiere (il mio) avrebbero venduto o venderebbero l’anima al diavolo – e qualcuno a un certo punto l’ha pure venduta, secondo me –

Portobello
Uno screenshot della sigla di Portobello

ma io, ci tengo a precisarlo, non sono un onnivoro della tv né un adoratore del mezzo e nemmeno mi sorbisco, anche se spesso li faccio e firmo, quelle tre ore e mezza di show della sera, e se è pur vero che guardo un po’ di tutto (e ci mancherebbe, mi direte), è anche vero che lo faccio con molta moderazione (perché la tv è quasi per definizione ripetitiva [non solo per la questione dei ripetitori, ma perché generi e modelli in buona parte quelli sono e sono pure usurati] e spesso i prodotti della tv annoiano) e faccio tutto questo come se fosse un grande corso d’aggiornamento – però che mi ritrovassi a guardare più Twitch che la televisione, ecco questo proprio non l’ho visto arrivare, eppure è così.

Okay. La smetto di parlare di televisione. Giuro. Andiamo avanti.

Ora, va detto che sono un appassionato di videogame (e no, non sono “giochini”, come ancora qualche mia amica cinquantenne crede, ma sono avventure grafiche molto ben sviluppate, talvolta sono dei veri e propri colossal e hanno i titoli di coda della stessa lunghezza dei film di James Cameron), e che durante la pandemia questa mia passione è stata salvifica (e ancora più salvifico fu Antonino Cannavacciuolo, indubbio maestro di vita, chef pluristellato e personaggio televisivo nonché giudice di MasterChef Italia, programma che ho firmato come autore per un triennio: cercavo una PlayStation 5, c’era la crisi dei chip, la guerra commerciale Cina-Usa, il prosciugamento di certe miniere e i 5stelle al governo che s’abbuffavano di componenti elettronici e insalate di matematica, non lo so che c’era, ma insomma le PS5 erano introvabili. Penso bene di chiedere ad Antonino, che è uno che se ci fosse un bar su Marte con soli dieci posti lui ne avrebbe prenotati fissi almeno sette, e dieci minuti dopo avergli parlato mi chiama un signore gentilissimo: l’indomani la PS5 era al mio residence [al prezzo di listino della casa madre]). Insomma, c’era la pandemia, ed è stato proprio durante il periodo della pandemia che Twitch ha avuto il suo boom e che io come tanti altri amanti dei videogame ho cominciato a bazzicarlo.

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Ora, Twitch è una piattaforma di contenuti in streaming che vive sulla diretta, sulle cosiddette live streaming, ed è per capirci una specie di cugina (è una piattaforma, ne parleremo al femminile) di YouTube che invece frequento poco perché è piena zeppa di pubblicità (anche YouTube è una piattaforma e la tratteremo da signora) e perché non ho sviluppato con lei un rapporto preciso, ma sono un casual user o come cavolo li chiameranno quelli del marketing e del digital, e quindi praticamente vivo la banale user experience legata ai reindirizzamenti di Google: cerco una roba sul motore di ricerca, ogni tanto la risposta è un video di YouTube (o meglio, una delle tante risposte è anche un video su YouTube), ma in generale YouTube non è un posto dove vado a passare un paio d’ore, e soprattutto non mette sul banco in maniera preminente il prodotto che invece è il core business di Twitch: la diretta.
Twitch è una piattaforma della famiglia Amazon, do questa informazione giusto per fornirla (come YouTube appartiene a Google, lo dico per quell’unica persona che non lo sa come immagino non lo sappia la mia amica cinquantenne che crede ancora che i videogame siano dei “giochini”), e in ogni caso questa informazione buttata lì non significa niente o quasi niente, ma insomma Twitch è della famiglia Amazon.
Twitch è un’app per smartphone e tablet; una volta era anche un’app per mac (e suppongo anche per pc ma non ne sono sicuro) ma l’app per computer è stata fatta fuori; è un sito raggiungibile da un normale browser; è fondamentalmente un approdo per spettatori e amanti di quel bel senso di partecipazione all’evento e immediatezza dello spettacolo che solo la diretta fornisce da che è stata inventata (parlo di radio e televisione, quindi una diretta che sia trasmessa, escludiamo qui le lotte dei gladiatori al Colosseo e il teatro con la T maiuscola [anche la Scala con le giraffe nel palchetto del sindaco]).
Quindi cosa piace – o meglio, mi piace – di Twitch?
Sto scrivendo questo pezzo per capirlo meglio, ma la risposta la sento, è qui, e in mezzo ci metterò anche un bel catalogo dell’umanità che popola la piattaforma, diviso per categorie di intrattenimento e/o ontologiche dello streamer e/o content creator che dir si voglia, così che tutti insieme si possa approfondire questo strabiliante mondo di giovani e giovanissimi (qualche meno giovane c’è, ma sono pochi) che trasmettono (solitamente) dalla loro cameretta o da una cosa che somiglierebbe a una cameretta e che spesso è solo la riproduzione di una cameretta, perché alcuni streamer se non sono miliardari poco ci manca (specialmente gli americani), e quindi non avrebbero ragione di trasmettere da una cameretta se non per mere, immagino, questioni di marketing (perché sì, diciamo che il 95% dei twitchari trasmette dalla cameretta o da un ambiente che potrebbe somigliare alla cameretta che avevate a 12-14 anni, e ci sono solo più led e cose che credo pubblico e streamer reputano cool rispetto alla vostra cameretta di quando avevate 12-14 anni [almeno, io led non ne avevo e credo fossero in fase sperimentale, ai miei tempi, i led], e qui andrebbe messo un punto per approfondire anche psicanaliticamente la faccenda della cameretta e della riproduzione della cameretta, e andrebbe analizzato da Slavoj Žižek anche il collegamento occulto della cameretta o riproduzione della cameretta con il marketing della cameretta, ma di base credo che adesso non sia il caso, perché da pezzo su Twitch che rischiava di essere un pezzo sulla televisione questo potrebbe diventare un pezzo sulle camerette che fanno da sfondo agli streamer di Twitch e sicuramente avrà il sapore del pezzo di un boomer che cerca cringiamente di capire il mondo dei giovani (con due o tre gi o con la ci di ciovane); ma comunque segniamoci il punto, potrebbe anche tornare utile, ed eventualmente manderemo una mail a Slavoj Žižek che secondo me potrebbe anche scriverci un bel saggio [ammesso che non l’abbia già fatto]).

Risponderemo quindi in questo pezzo a due quesiti fondamentali, e questo comincia a essere chiaro:

Punto primo: cosa piace – mi piace – di Twitch?

La risposta è pronta: la diretta. Tutto avviene mentre avveniamo anche noi, e volendo i più coraggiosi possono interagire direttamente con i loro beniamini twitchari scrivendogli in chat, e i più bravi streamer sanno bene che l’interazione paga (loro) e abilmente rispondono agli spettatori citandoli e parlandogli direttamente (e li ringraziano prontamente per ogni omaggio in bit [una forma di inner-denaro virtuale] e per ogni sub [la sottoscrizione a pagamento o la gratuita che si può fare a un canale utilizzando l’abbonamento generico a Amazon Prime]), e si rivolgono al loro pubblico come fosse composto di amici veri e sinceri, e talvolta litigano e scazzano e questo rende tutto più genuino (anche le messe in scena), e tutto questo fa subito famiglia surrogata, e in più è una cosa che ti fa entrare nel mondo solitamente inaccessibile di una narrazione che sta avvenendo davanti ai tuoi occhi, un mondo sotto il controllo attento dei tanti occulti moderatori (più è famoso e seguito uno streamer, più folto è il gruppo di gente che ha intorno e lavora con/per lui) che cancellano le moltissime oscenità seguendo la policy di Twitch-Amazon che è molto a maglia stretta dal punto di vista del politicamente corretto ma non solo. Questo fa sì che Twitch comunque rimanga un ambiente tutto sommato pulito e salubre, perché chi infrange la policy, specialmente se è uno streamer, viene immediatamente bannato (anche a vita) dalla piattaforma (ci sono almeno due casi celebri, e qui posso fare i nomi: l’americano Dr. Disrespect, famosissimo et potentissimo, e il recentemente bannato italianissimo GSkianto [fatto fuori per ragioni sconosciute il 2 maggio 2023 ma poi reintegrato]). La sintesi: su Twitch si rutta e bestemmia a go-go, si lanciano messaggi sessuali di ogni tipo, come vedremo, ma guai a dire a qualcuno, anche solo al personaggio di un videogame, ad esempio che è grasso, perché in quel caso sarebbe body-shaming e l’algoritmo o chi per esso potrebbe analizzare la vod (video on demand) e cioè quello che rimane di una live streaming dopo che è finita (o una cosa simile, inutile scendere in tecnicismi, qui) e giudicare il contenuto passabile di ban, anche a vita. Sempre in sintesi: puoi ruttare la parola «robusto» come facevano quei miei compagni di scuola quando ruttavano «Oklahoma» accompagnandola con un bel porcone liberatorio mentre ti sciacqui le parti intime in una piscina gonfiabile nella tua cameretta con un bikini interdentale e succhi un fallo di gomma o un oggetto che lo ricorda con dovizia di dettagli, ma dire che una persona è grassa ti può costare un ban per la vita, un bel ban per te streamer e per la tua cameretta di Mondo Convenienza piena di led colorati.

Twitch e la vita

Insomma, Twitch utilizza il meccanismo tutto social in cui l’essere umano qualunque, il follower, il seguace, lo spettatore anonimo e sconosciuto può effettivamente interagire con la star, e sottopone tutti a delle leggi piuttosto ferree (spesso prima di poter accedere in chat bisogna accettare una serie di regole espresse in un disclaimer), e questo significa che su Twitch non si inneggia al nazismo, non si cede al complottismo, non si fanno campagne politiche dai toni violenti per abbindolare i babbei (con babbei potrei rischiare il ban, ma non ne sono sicuro e poi di base me ne frego [me ne frego mi sa che è peggio]), e cioè in buona sostanza significa che su Twitch non c’è spazio per i leghisti e per Trump, e questo male non è. Quindi grazie Twitch per aver sostanzialmente bannato La Bestia, Pastorizia Never Dies o come diavolo si chiama e tutto il Made in Favelas possibile e immaginabile. Grazie di cuore.

Punto secondo: chi sono i twitchari?

Ci ho pensato a lungo. Ma non tanto a lungo da scriverne un saggio (avrei anche altro da fare, nella vita, anche se i resoconti terrestri mi danno molta moltissima gioia, quindi evviva Slow-News), e allora ecco a voi un elenco ragionato ma non troppo di categorie altrettanto ragionate ma pochino in cui io vedrei suddiviso il mondo di Twitch.

Sicuramente ci sono altri fantastici esseri che possono essere categorizzati, e nuovamente sicuramente il popolo del web insorgerà perché avrò lasciato indietro qualcuno o perché «tu ancora dividi il mondo e noi esseri umani liberi in fottute categorieh!» (certo, popolo del web, siete proprio una manica di rompipalle, oh), ma per adesso accontentiamoci del fatto che io non stia più parlando di televisione da un bel pezzo e tiramm’ innanzi sulla fauna che compone il meraviglioso mondo di Twtich (sempre secondo me, boomer che fa ragionamenti vagamente cringe, e me lo dico da solo così non mi fracassate i cosiddetti, poppanti inoccupati).

I VIDEOGIOCATORI

Non ho le statistiche alla mano (e poi chi se ne frega delle statistiche) ma mi pare di poter affermare che il gruppo dei gamer su Twitch sia in assoluto il più folto. Di ogni età, di ogni genere (le femminucce sembrerebbero meno dei maschietti ma ultimamente stanno recuperando, credo anche aiutate dalle policy di inclusione di alcune agenzie nazionali e internazionali per streamer e anche occultamente o palesemente, davvero non saprei, da Twitch), di ogni estrazione sociale, di ogni forma e stile e parlata e lignaggio, i videogiocatori smadonnano tutto il giorno appresso a uno o più videogame e nella maggior parte dei casi diventano dei veri fenomeni (anche perché giocano 8/10 ore al giorno per 6/7 giorni a settimana) in quelle che sono le battle royale più famose: Fortnite, Apex, Call of Duty Warzone e altre più o meno battute, più o meno frequentate e note.

Ci sono anche videogiocatori che non fanno solitamente battle royale, e giocano ad esempio a un gioco di ruolo parlando amorevolmente con la chat e commentando quel passaggio difficile o troppo facile o quel filmato particolarmente emozionante oppure fanno tutto tranne che la battle royale (devo spiegare in breve cos’è: ci sono, mettiamo, un centinaio di giocatori in una grande arena virtuale che va rimpicciolendosi con il passare del tempo per via di una tempesta che avanza o di una cortina di gas che si stringe, e sostanzialmente l’ultimo che rimane in piedi vince, che sia in solo o in squadre da 2/3/4 giocatori), ma questi che non giocano le battle royale di solito non fanno numeri enormi (a parte qualche straniero, e c’è un tipo che giocando a Minecraft ogni volta ha da 50.000 spettatori in su, e Minecraft da vedere, almeno per me, è davvero uno spettacolo infame); c’è poi il mondo di Grand Theft Auto V, ma nella versione role-play, una roba che per descriverla non basterebbe il server a cui si appoggia Slow-News per i suoi contenuti, e sento che questo pezzo è già diventato lunghissimo e anzi sarà lunghissimo, ma che in buona sostanza è basato su server privati di GTAV online in cui vengono ospitate persone che vivono una seconda vita (proprio com’era su Second Life) all’interno del mondo di GTAV, per cui realmente [ma virtualmente] ci sono persone che all’interno del videogame fanno ovviamente i delinquenti com’è giusto che sia perché parliamo pur sempre di GTAV ma ci sono anche quelli che si collegano per vivere la loro seconda sfigatissima vita da, ad esempio, camerieri in un gioco che manco precisamente un gioco di ruolo sarebbe (chiaramente non ho niente contro i camerieri, e lo specifico per i babbei del web, ma altrettanto chiaramente comincio ad avere qualcosa contro chi fa il cameriere online, okay? Voglio dirlo e so di offendere qualcuno e allora camerieri online di GTAV offendetevi pure, anch’io mi reputo offeso dalle vostre inclinazioni camerieristiche virtuali, stiamoci), oppure fanno i bancari o i concierge o gestiscono un fast-food, e in questo caso la teoria secondo cui grazie al videogame potevi proiettare il superuomo (o la superdonna) che c’è in te va bellamente a farsi benedire. Roba che manco Žižek ci metterebbe le mani, secondo me. Manco lui.

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Comunque, il gamer in generale ma specialmente quello di Warzone usa un linguaggio tutto suo fatto di adattamenti talvolta anche rocamboleschi: droppare, pushare, camperare, hittare, killare, maxare, masterare, turnare, flankare, clutchare, cheattare, buildare, ressare, frame-laggare sono solo alcuni dei tanti verbi del vocabolario del gamer e tutti, dal cafoncello illetterato della provincia sicula o della periferia romana al fighetto figlio di papà milionario brianzolo (sì, lo so, stereotipi: a sud i poveri, al nord i ricchi, ma di base è così, fate un giretto su Twitch, io qui non faccio i nomi degli streamer anche perché questi ragazzi mi stanno simpatici e mi tengono compagnia), dicevo tutti si incontrano in questo mondo linguistico fatto di parole che non sono ancora state mappate e che forse non lo saranno mai, e questo fa molto appartenenza, chiaramente, perché ci si ritrovano tutti in questo mondo linguistico e sono tutti uguali e livellati mentre killano e si fanno killare (democrazia e giustizia sociale videoludiche perfettamente applicate, tranne per quello che quando esce la season nuova si compra tutti i livelli del battle-pass in un colpo solo [lo so, ci sono molte cose e parole che non sapete e che non capite: ripeto, io non faccio informazione, io depisto, confondo, mischio le carte, al limite incuriosisco, stateci o andate, il pezzo poi è lunghissimo, ma è pur vero che ne vale la pena – oppure no, non ne vale la pena: e allora andate, ciao]). In ogni caso, un mondo che ha un suo linguaggio è un mondo che è destinato a durare, e quello dei gamer è ricco, molto, e ha un linguaggio sempre nuovo, sempre fresco, sempre più e meglio influenzato aperto virale vitale.

I gamer fanno di solito numeri importanti, gli americani possono coinvolgere anche 60k e più persone in una sola live, e cioè 60.000 individui singoli collegati da letteralmente ovunque che invece di giocare a quel dato videogioco guardano uno che gioca a quel dato videogioco, e qui viene normale (normalissimo) chiedersi: perché? Perché guardare lui giocare e non giocare direttamente io al dato videogioco? È la domanda che tutti si pongono quando si dice loro di Twitch («Ah, guardi quelli che giocano ai giochini. E perché non giochi tu ai giochini invece di guardare loro che giocano ai giochini? Non è meglio giocare ai giochini invece di guardare giocare ai giochini?»), e chiaramente me la sono fatta anch’io, questa domanda, rispondendomi prima con un ricordo dell’adolescenza, e cioè di quando a tredici anni si andava tutti in gruppo a giocare a calcio ma io e qualche altro debosciato ci mettevano a bordocampo a fumare e a dire stronzate mentre gli altri giocavano per davvero (e quindi giocare diventava un contesto e non solo pura azione), e poi mi sono ricordato della Serie A di calcio e di tutti gli altri eventi in cui, seppur in minore, potremmo fare anche noi quel qualcosa ma preferiamo vederlo, quel qualcosa, ivi compreso il porno: perché guardate le partite (io non le guardo)? Perché guardate il porno (io non lo guard– non è vero, dai, scherzo)? Allo stesso modo i videogiocatori guardano altri videogiocatori giocare a quel gioco che appassiona tanto streamer e spettatori perché loro sono più bravi, più performanti, fanno cose mai viste prima e acrobazie astruse, perché intrecciano le loro storie personali e chiacchierano dei fatti loro, perché creano trend e linguaggi semi o simil-professionali, e perché a volte è meno faticoso guardare che fare, e capisco come tutto questo possa essere riferito solo al porno o quasi ma fidatevi che non è così, perché ci rientrano anche la Serie A, l’NBA, i videogiochi, l’equitazione, le gare di nuoto e tennis e tutto il resto.

Segnalo tra le cose interessanti (per noi boomer cringe) che nella grande e lunga linea narrativa che si dipana nella giornata del content creator che si occupa di giocare ai videogiochi c’è anche una nemesi, un lato oscuro della forza, e costui è il cheater, e cioè colui o colei che si diverte a usare dei trucchi per vincere le partite, e anche qui c’è tutta una serie di parole frutto di adattamenti linguistici per descrivere ogni singolo cheat (altrimenti detto trucco, ma non ve li sto a elencare anche perché non li capireste, e io ho dovuto affrontare notti insonni per comprenderli come si deve). Nel sottobosco poi dei personaggi secondari agli streamer, oltre agli amici che giocano con lui e che spesso anche loro streammano su Twitch perché aspirerebbero tanto a essere come lui (quindi con il successo tra le mani, e grazie a quel successo una vita sessuale attiva off-camera) ci sono anche gli stream-sniper, e sono dei personaggi fantasmatici che possono essere talvolta buoni, quando si palesano per portare omaggi e doni al loro master in un rapporto del tutto simile a quello di Renfield con Dracula, quasi fossero degli npc (non-player character) ma che invece di essere gestiti dall’ai (come gli npc) sono inquietantemente vivi, intrappolati in una sorta di processo di autozombizzazione zerbinesca che li spinge a fare quello che fanno, e cioè a rendersi schiavi degli streamer, e qui davvero uno si chiede perché (ma poi è per la voglia di esserci, di partecipare, il quarto d’ora di fama e blablabla, perché Twitch, l’abbiamo detto, riproduce il rapporto star-follower di un normale social network, per cui anche in piccolo e anche i piccoli possono semplicemente e brevemente esistere, e se mi immagino quelli che salvano nel telefono gli screen-shot l’immagine che testimonia di quella volta che il cantante di fama ha messo like a un loro commento o ha ritwittato un loro tweet dopo quei 32.000 tweet che lo coinvolgevano con citazione, qui su Twtich mi immagino quelli che si salvano la clippetta di quella volta in cui hanno aiutato il loro beniamino streamer per un motivo o per l’altro [sì, amarezza, molta]), oppure dicevamo gli stream-sniper possono essere cattivi, e questi almeno dimostrano di avere un barlume di dignità, perché quantomeno hanno una valenza narrativa e drammatica in partita, perché seguendo le live e infilandosi nelle lobby di gioco cercano lo streamer famoso e tentano di accopparlo, facendolo di solito incazzare non poco, e questa sarebbe la vera natura dello stream-sniper, a mio modesto modo di vedere (anche per via della traduzione letterale del nome), ma non ho mai letto un saggio sugli stream-sniper e giuro che nella mail sulle camerette scriverò a Žižek (il cui cognome in una tastiera italiana si può scrivere solo attraverso il caro e vecchio copia-incolla) di occuparsi pure degli stream-sniper così siamo tutti contenti.

Lungo, il pezzo, eh? Ce n’è ancora. Coraggio.
E infatti come ultima cosa (e di cose ce ne sarebbero ma questa non voleva essere una guida ragionata al mondo di Twitch, ma appena un affaccio su–), vale la pena segnalare che per non sacramentare ogni volta che perdono (ed è vero che giocano tanto e sono bravi, ma per forza di cose perdono assai spesso e la vita dello streamer di videogame a volte sa essere molto amara, visto che di riffa o di raffa lo vogliono sempre accoppare) i gamer recitano la formula «unlucky», traducibile diciamo con «che sfortuna», una parola di rilascio della tensione che serve a non farsi bannare dalle regole ferree del politicamente corretto di Twitch. Poi ci sono quelli che bestemmiano e ruttano e comunque abbiamo detto che vanno sempre bene. Quindi non si capisce unlucky quando ci starebbe un bel porcone. Forse per non deludere le mamme che li guardano, pore stelle. Non lo so. Tante altre cose non so, e farei bene a non porre altri quesiti che qui facciamo notte, ma la verità è che so, percepisco il significato profondo di unlucky, ed è legato al fatto che ogni gamer in fondo è un fatalista, e sa che nella sua vita da giocatore mille volte perderà e mille volte ricomincerà, e che nulla finisce veramente e nulla è davvero (davvero) importante, perché nel mondo dei videogiochi non vale nemmeno la frase «l’importante è la salute», perché l’importante è non mollare, ricominciare, divertirsi, farsi due risate, una chiacchiera con gli amici, sentirsi liberi e dimenticare tutto quello che c’è fuori, visto che anche la morte, almeno in game, è un momento come tanti altri.

Ma andiamo avanti. Altro fondamentale genere di twitcharoli o, meglio, di twitcharole:

LE RAGAZZE SUCCINTE

Un’altra categoria di streamer che affolla Twitch è quella che chiamerò delle ragazze succinte.
Non mi risulta che ci siano ragazzi succinti, e sicuramente il mio algoritmo non me li suggerisce e non saprei manco bene perché, non avendo specificato io quali siano le mie preferenze in campo sessuale, ma di ragazze succinte se ne beccano parecchie quando si scrolla, per cui per adesso di loro parleremo.
Di base le ragazze succinte mi ricordano un po’ le réclame anni Novanta dei numeri hot in cui bonone maggiorate accompagnate dalla musica degli Enigma invitavano a chiamare quegli esosi lidi telefonici per un momento di ricco cinque contro uno, e ho ragione di pensare che questo più o meno ancora siano, queste benedette ragazze succinte, anche se da content creator quali sono va considerato il fatto che inventano sempre nuove cose per intrattenere il loro pubblico, e non si limitano ad ammiccare come le maggiorate anni Novanta, ragazze succinte sempre comunque ben attente a rimanere al pelo con la policy di Twitch (che non conosco ma che sarebbe interessante conoscere, ma forse è meglio rimanere nell’ignoranza, potrei restare impressionato da quello che Twtich reputa giusto/sbagliato [etica], bello/brutto [estetica], possibile/impossibile [metafisica]).

Con le ragazze succinte siamo in quel largo mondo della produzione di stimoli che parte dall’asmr e va fino ai bagnetti nella piscina gonfiabile (rigorosamente infilata in una cameretta) delle ragazze succinte con i microbikini, un mondo segnalato in descrizione dalla streamer e dal suo staff (non dimentichiamo mai che c’è quasi sempre uno staff di persone dietro che smanettano moderando i commenti, mettendo un nome specifico a una live e cambiandolo all’occorrenza quando il twitcharo cambia attività) dicevo un mondo spesso segnalato in descrizione di live con l’emoji dello spruzzo (quello delle tre gocce che schizzano verso destra, ce l’avete anche voi sul vostro telefonino), un’icona che indica chiaramente qualcosa di acquatico, e quindi un bagno, una piscina, un costume, un bidet, un lavabo, un pozzo, un secchio e altra roba inerente al mondo dell’H2O, ma che ovviamente lascia intendere che in quel posto si sta lavorando per produrre ben altri flutti e spruzzi, penso io, e cioè non quelli che vengono emessi da un banale rubinetto, bensì quelli fatti da un essere umano, io sempre credo, un essere umano che produce fluidi con le sue protuberanze e le sue pozze, ma forse (e può essere) qui sono io a pensar male, e ci sta e ci starebbe, per cui faccio preventivamente ammenda e chiedo altrettanto preventivamente perdono per la malizia nei miei occhi di guardone: le tre gocce indicano solo che ci sarà dell’acqua, va bene, ci sto, ci crediamo tutti, sta per piovere, fuori gli ombrelli.

C’è delle ragazze succinte una regina indiscussa, anche in questo caso americana, perché sono gli americani che dettano i trend su Twtitch, tutti o quasi fuoriusciti di YouTube che per contratti o convenienza sono passati alla piattaforma di Amazon, e questa regina chiaramente fa scuola a tutte le altre (cercatela, capelli rossi, molto nota, qui ho deciso di non fare nomi e non ne farò anche in caso di streamer stranieri, come ho detto), e nelle sue performance migliori arriva a sfiorare il soft-core mettendo in mostra tutte le sue copiose e lattee quanto abbondanti beltà, e ogni volta che la guardo è spesso dotata di una bibita con cannuccia che sugge tutto il tempo, mentre fa le sue cose e mentre legge e risponde alla chat o mentre guarda video insieme alle sue amiche che spesso sono in camera con lei anche loro in bikini e anche loro suggenti, e lei sugge e sugge la sua succosa e colorata bibita con la bella cannuccia tra le labbra (e ogni tanto la mordicchia, e qui però siete voi a pensar male, e che cazzo, la ragazza succinta si sta solo idratando) e insomma sugge e sugge mentre indossa un costume in due pezzi che in totale peserà penso un grammo, il tutto mentre un popolo di veri assatanati senza gloria e mercenari della Wagner (i numeri sono come sempre variabili, ma partiamo da un minimo di 1k per arrivare a quei 6-7k spettatori per ogni live, poi è chiaro come la gente vada e venga, vada e venga, vada e venga in base alla velocità del sopraggiungere interno-privato dell’emoji delle tre gocce sui device e della necessità di idratare qualcosa) e stavo dicendo appunto che la ragazza sugge e sugge seduta in piscina con su un bikini da un grammo mentre un popolo di assatanati senza gloria e mercenari della Wagner scrive le peggiori volgarità in chat che fanno in tempo a fare capolino come fossero tre gocce di emoji per poi essere prontamente cancellate da moderatori che immagino in tutto e per tutto simili a Lino Banfi in “Vieni avanti cretino” nella scena stracult del lavoro.

Spesso le ragazze succinte, giusto per non alimentare quel senso di disponibilità che ricorda le bonone delle réclame delle linee hot anni Novanta, giocano a farsi mandare foto e selfie dalla chat per valutare la potabilità di uno o dell’altro maschio (beta. Sono tutti maschi beta, ammesso che esista questa classificazione del maschio. Maschi beta e pure qualche gamma e delta, diciamo), per valutare l’avvenenza dei candidati, o la bellezza o quello che vi pare, con la scusa che nonostante la loro estrema beltà queste povere ragazze succinte siano tristemente single e quindi stanno cercando l’anima gemella. Anche qui, e voglio dirlo con un giro di parole, vorrei vedere quante foto di cazzi arrivano alle ragazze succinte, ma nuovamente sono io a pensar male (peraltro sempre a pensar male credo che arrivino loro anche molte foto di vagine). Sempre io a pensar male. E questo ormai è chiaro.

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Le ragazze succinte con la scusa di cercare un partner spesso fanno anche irl (In Real Life, mentre l’asmr di prima stava per Autonomous Sensory Meridian Response [e non ho avuto cuore di mettere lo svolgimento dell’acronimo perché non è che sia proprio una Risposta Autonoma del Meridiano Sensoriale, è più che tentano di farti arrapare leccando un microfono]), dunque dicevamo (lo so, sono il re delle parentetiche [lo so, certo che lo so, ma mi piace così, sono la queen dell’asmr dell’incidentale]) aridunque aridicevamo che le ragazze succinte fanno spesso irl, e vuol dire che vanno in giro nel mondo reale a fare cose da mondo reale e di solito con la scusa di incontrare in un appuntamento romantico quel tizio o quell’altro tizio, e spesso questi incontri ricordano semplicemente le esterne di Uomini e Donne in tutto il loro glaciale splendore, ed è necessario segnalare come di solito le ragazze succinte che vanno nel mondo reale siano seguite da un videomaker che ricorda per stazza e grugno anche una guardia del corpo. Chissà come mai, mi chiedo. Mai mi aspetterei che la queen delle ragazze succinte di Twitch abbia degli stalker. Mai. Mai mai mai. E non credo proprio che le arrivino foto di cazzi o vagine. No. No-no-no.

Tra le ragazze succinte, per chiudere, anche se spesso succinte non sono e anzi esibiscono pigiami e tute larghe e deformate (credo per comunicare di non essere solo delle icone del sesso), metterò anche le pornostar o ex-pornostar, ragazze che uno immagina siano succinte ma che succinte lì per lì non sono, e che giocano malissimo ai videogiochi e altrettanto malissimo intrattengono il loro pubblico, perché si vede che non hanno manco tanto voglia di fare quello che stanno facendo, e cioè le content creator su Twitch, e io guardando loro proprio non capisco come mai se tu ragazza ex pornostar o tutt’ora pornostar nel tuo campo eri diventata appunto una star adesso ti debba misurare con una cosa in cui una star non sei e con ogni probabilità non sarai mai. Stanchezza? Soldi? Male di vivere? Perché quello della pornostar non è un mestiere che puoi fare per sempre?

Non lo so. So che anche loro fanno parecchio irl ma più spesso giocano malissimo ai videogiochi e puntualmente si ritrovano a rispondere alle solite 3-4 domande che una chat di assatanati senza gloria e mercenari della Wagner può loro rivolgere non in quanto vere content creator ma in quanto pornostar o ex-pornostar, e cioè: quanto fa male l’anale? Esistono degli anestetici? Com’è fare DP con due attori di Blacked? Quant’era lungo e quant’era grosso il più lungo e grosso BBC? Questo.
E insomma, anche quello delle ragazze succinte è un universo in espansione. Vediamo cosa succederà. O anche no. Passiamo alla prossima categoria.

I CAZZARI CHE SI SPACCIANO PER ENTERTAINER

Di questi ce n’è tanti. Tantissimi. E direi che quella dei cazzari è una specialità tipicamente italiana, ma anche qui vado a naso. Voglio dire, di cazzari stranieri ce n’è: ma i cazzari italiani, of course, non li supera nessuno.
I cazzari che si spacciano per entertainer fanno di tutto: fanno lunghe maratone in cui non smettono, ad esempio, di essere costantemente in live per 30 o 60 giorni di fila e dormono mangiano litigano vanno al cesso in live; i cazzari cucinano e mangiano cibo killer; giocano ai videogame talvolta anche benino; giocano d’azzardo talvolta investendo grossi capitali; dormono e si fanno svegliare dalla chat se la chat paga gli inner-soldi di cui sopra innescando un rumore o qualcosa che svegli il cazzaro; fanno irl e vanno a prendere l’aperitivo in una strada vera collegati dallo smartphone; vanno, raramente, a lavorare con papà o con mammà ma solo per prendere per il culo papà e mammà che lavorano; aricucinano con mammà e papà e sempre prendendoli per il culo; spesso fanno chat di gruppo che somigliano a dei talk show e affrontano in maniera raffazzonata argomenti vari della vita come i rapporti con mammà e papà, il sesso, l’alcol, la droga, il porno, OnlyFans (ed è vero che la maniera è raffazzonata/disordinata, ma è anche vero che lo spaccato che offre il cazzaro che gioca a fare talk-show è unico nel suo genere e andrebbe visto, specialmente dagli adulti, quindi plauso al cazzaro del talk-show); i cazzari commentano film o serie televisive a cazzo di cane; i cazzari spesso fanno la reaction a un programma televisivo, chiaramente pagati dalla rete o dalla produzione del suddetto programma televisivo, e con la chat commentano quello che succede nel programma televisivo guardandolo tutti insieme e commentandolo tutti insieme; i cazzari commentano gli altri cazzari spesso dissando tra cazzari e bestemmiano in lungo e in largo dissando tra cazzari; i cazzari comprano scarpe e parlano di lifestyle con le scarpe che hanno comprato messe in bella mostra su mensole della loro cameretta; i cazzari giocano ogni tanto a Fifa ma siccome non gliene frega un cazzo di nessuno spacchettano soltanto e non giocano nemmeno; i cazzari bevono gli shot o rompono i coglioni al kebabbaro e fermano la gente per strada e qualcuno ogni tanto li riconosce pure e allora comitive di cazzari urlano per le strade di viale Monza a Milano; i cazzari te li ritrovi talvolta anche su GTAV perché al cazzaro non gliene frega niente di niente e fa quello che gli pare; i cazzari spesso sembrano nipoti di Johnny Knoxville e dei ragazzi di Jackass ma senza lo spirito grunge autodistruttivo; i cazzari producono ogni content che gli passa per la testa, senza problemi, senza paranoie, senza pensare al futuro, senza pensare alle loro famiglie, senza pensare al concetto di reputazione, senza pensare alle ragazze o ai ragazzi e senza pensare proprio a niente e nessuno.

In buona sostanza, come da sempre da quando l’uomo ha messo piede su questa terra, i cazzari sono degli esseri liberi e illuminati, perché vivono l’attimo streammante e se ne fottono di tutto.
Evviva i cazzari. Vanno sempre bene, i cazzari. Due minuti al cazzaro non sono mai sprecati. Fidatevi del cazzaro. Due minuti e via. Occasionale col cazzaro e non ve ne pentirete.
Segnalo infine che ci sono più cazzari che cazzare. Sul perché ci sia questo sbilanciamento del gender non mi esprimo, davvero non saprei. Davvero. Vorrei vedere più cazzare femmine ma mi pare che ci siano solo cazzari maschi o quasi. Meditiamo, gente. Meditiamo.
Cazzari = Maschi.
Next (come direbbe un noto cazzaro)! Next!

I CANALI DELLE RIVISTE SPECIALIZZATE

Qui il discorso si fa vagamente televisivo, perché questi canali hanno spesso degli “studi”, o meglio delle location scenografate in cui diversi “conduttori” portano avanti un “format”. Ditemi voi se non è televisione questa.
I canali delle riviste specializzate (di solito in videogame-fumetti-serie-film-cinema) sono un po’ tristanzuoli, va detto, sia per ritmo e tempi che come realizzazione e risultati, e questo perché secondo me gli attori principali non sono mossi dal sacro istinto di sopravvivenza dello streamer che si ritrova in live solo davanti al mondo dopo mesi e anni di lotte familiari, che ha anche chiesto ai genitori quei tremila euro per mettere su la macchina da twitcharo dicendo che vuole provarci e che ne avrebbe anche il sacrosanto diritto e allora pianti e fughe in cameretta e porte sbattute e poi comunque rassicurando i vecchi con la promessa che se in un anno non raggiunge i risultati sperati tornerà a zappare l’orto di famiglia. Qui, si vede, questi che vanno in scena non rischiano niente. Al limite fanno qualche follower in più su Instagram-TikTok, e ci sono ragazze e ragazzi anche competenti nel loro campo ma che spesso comunicano un senso di vuoto e depressione mentre unboxano un gadget o discutono della linea narrativa dell’ultimo videogame appena uscito. E purtroppo si vede che in loro non brucia davvero il fuoco sacro, e non so per quale motivo ma le live dei canali delle riviste specializzate mi sanno un po’ di snuff-movie: forse è il totalino della stanza; forse è quel senso di scenografia improvvisata; forse sapere che dietro le macchine c’è una regia, immaginare che gente adulta riprenda questi qui; non lo so, i canali delle riviste sarebbero anche interessanti ma di sicuro non sono ben riusciti, e quindi io ragazzi vi ordino di mettere a fuoco il formato, cavolo. Ve lo dico da televisionaro. Chiamatemi. Non vi risponderò ma voi chiamatemi lo stesso.

Next!

I CALCISTICI ITALIANI

Il livello è quello delle reti locali che parlano di calcio. Spesso gli attori coinvolti sono anche calciatori molto famosi in ciabatte e con le barbe lunghe (ah, va ricordato [va ricordato perché? Perché sono pazzo, devo ricordarlo?, dopo un pezzo così lungo?] va ricordato [ormai lo ricordiamo] che i calciatori molto famosi insieme ai rapper altrettanto famosi tante volte giocano con i gamer più famosi, e calciatori e rapper sono pure molto bravi a giocare, visto che [immagino, ma la mia è pura illazione] visto che quando questi giovanotti non si allenano o non compongono o non registrano e non vanno a sbattere le Bentley sugli alberi giocano tutto il giorno alla Play), e i calciatori famosi (anagraficamente più vecchi dei calciatori-gamer, questi sono nell’orbita del vecchioglorismo) sono qui insieme a commentatori molto famosi: veri vip della televisione, più vicini ai genitori del pubblico di Twitch che al pubblico di Twitch stesso, insomma. Vecchi o quasi vecchi. Gente della mia età o addirittura più vecchia di me. Un vecchiume esagerato. E questo è un po’ un controsenso, io credo. E per questa ragione credo anche che si estingueranno, un po’ come succederà ai canali delle riviste specializzate, che con i magri numeri che fanno prima o poi si rivolgeranno agli streamer famosi o semplicemente scompariranno. Non lo so. Forse questi calciatori attempati sono solo il gancio per attrarre su Twitch le fette di pubblico con età più elevate, che sarebbero quelle che non hanno la paghetta, come il pubblico standard di Twitch, ma quelle che la paghetta la mollano, ma sento sempre una vocina dentro di me che mi sussurra che il pubblico di Twitch non è poi solo composto da giovanissimi e giovani, e d’altronde mi basta guardarmi allo specchio. Ma io, in teoria, non farei molto testo, da semi-nerd e comunque appassionato di videogame since Commodore VIC-20, Commodore 64 o anzi, meglio, Inno Hit modello GT 16C. Ma anche questo, non avendo numeri alla mano, non si sa mai. Chiaramente non mi interesso e non seguo questi canali, anche perché il calcio non è tra i miei interessi. Li metto in elenco perché esistono e secondo me vanno citati perché a ridosso di grandi eventi sportivi i loro bei numeri li fanno, e quindi hanno un pubblico. Va comunque detto che questi pizzi di Twitch hanno molto l’aria delle radio locali delle tifoserie o dei canali televisivi delle tifoserie, e quindi spesso ci trovi gente molto coatta che fa analisi molto coatte per un pubblico, credo, altrettanto coatto. L’ho detto.
Next!

I MUSICISTI

Sono dei tristi strimpellatori da cameretta. Non tutti, ma praticamente tutti. Ce n’è tanti, tantissimi, e suonano ogni oggetto che produca un suono e cantano tutte le parole del mondo e scrivono canzoni con ogni melodia melensa possibile e sognano un sacco di andare nei GotTalent dei loro paesi e fanno tutto questo ovviamente dalla loro cameretta piena di led anche se hanno 70 anni. Io non ho il coraggio di seguirli. Mi piange il cuore. Mi fanno troppa tenerezza. Non ce la faccio proprio. Mi dispiace per loro. Mi sento male per due giorni di fila quando ne guardo uno. Vorrei contattarli e comunicargli questo mio dispiacere ma so che non lo farò mai e questo è tutto quello che ho da dire: ragazzi, per favore, smettetela.

I CRAFTARI

Siete peggio dei musicisti.

 

E per adesso la chiudo qui.
E non so nemmeno perché mi sono impelagato in tutto ciò.
E credo di averlo fatto per parlare di qualcosa che sta accadendo e che accadrà anche meglio in futuro, con più mezzi e ragazze e ragazzi sempre più bravi e appassionati e che sapranno davvero comunicare con il loro pubblico.
E questo vuol dire che l’intrattenimento arriverà [ben fatto] dal basso.
E di conseguenza che quello [mal fatto] dall’alto è destinato a scomparire.
Questo o una cosa del genere.
Augh.

LE ILLUSTRAZIONI

A parte lo screenshot dalla sigla di Portobello, le immagini sono generate con strumenti di intelligenza artificiale, facendo dialogare il testo con questi strumenti.

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Resoconti terrestri

Diario di un autore contemporaneo perso tra le variabili del nostro tempo

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