«C’è una forte volontà da parte dell’Unione europea di dare un ruolo da protagonista al settore pubblico per quanto riguarda l’efficientamento energetico. Inoltre, intervenire sugli edifici pubblici e non residenziali è relativamente più ‘semplice’ soprattutto per quanto riguarda i processi decisionali», spiega Eva Brardinelli, Buildings policy coordinator per il Climate action network Europe (Can Europe), un’Ong con sede a Bruxelles.
C’è poi un’altra direttiva europea che giocherà un ruolo cruciale sulla tecnologia che useremo per riscaldare gli edifici, comprese le scuole: «Si tratta della Direttiva Ecodesign per i prodotti di riscaldamento: il testo attualmente in discussione prevede che dal 2029 non sarà possibile lanciare sul mercato unico europeo caldaie che funzionano esclusivamente a gas, petrolio o carbone, lasciando la possibilità di avere sistemi ibridi o pompe di calore. Un’approvazione della direttiva in questo senso lancerebbe un segnale molto forte ai produttori», spiega Marco Grippa, programme manager dell’Environmental coalition on standards (Ecos).
Nei prossimi anni, grazie alla loro efficienza e, a prescindere dall’approvazione della nuova Direttiva Ecodesign, le pompe di calore saranno il principale strumento per garantire il riscaldamento (e il raffrescamento) domestico e negli edifici pubblici, anche in virtù di un’efficienza energetica tre volte superiore rispetto al tradizionale boiler a gas.
«Ovviamente la soluzione migliore, soprattutto quando gli edifici su cui si vuole intervenire sono vecchi e poco efficienti, prevede innanzitutto un intervento di efficientamento energetico dello stesso per ridurre i consumi energetici, poi il passaggio da una caldaia a combustibile fossile a una pompa di calore», riprende Grippa. A questo punto sarà possibile installare un impianto che non solo è molto più efficiente, ma è tarato sulla domanda energetica di quello specifico edificio», conclude.