Ma ci fidiamo sul serio di chi produce, vende e si arricchisce immensamente con le sigarette? Cosa succede se non si rispettano le regole?
Succede che le analisi e i rapporti di laboratorio dei vari organismi di controllo svizzeri non vengono inviati alle autorità bensì ai clienti dei big del tabacco: le cooperative di distribuzione, le associazioni di categoria, il principio è che tutti devono sapere e devono (sempre in teoria) fare qualcosa. Il libero mercato in un mercato monopolizzato: le domande qui sopra restano intatte. Le sostanze inserite nelle sigarette prodotte in Svizzera, presenti nell’elenco UFSP, non potrebbero essere utilizzate nel processo produttivo se questo avvenisse nel territorio dell’Unione Europea e questa è la ragione principale, oltre al fisco, per cui molti big del tabacco prendono la residenza in Svizzera: secondo le leggi elvetiche queste aziende possono utilizzare prodotti alimentari (zuccheri, miele, spezie), edulcoranti (tranne l’aspartame) e prodotti umettanti candeggianti, acceleratori di combustione, conservanti, adesivi, leganti che durante la combustione possono produrre sostanze nocive e che, tendenzialmente, in Europa non sono vendibili. Ma a qualcuno bisognerà pure venderli.
Nel processo di esportazione infatti si applicano le regole del paese che importa e la direttiva UE 2001/37 stabilisce uno standard continentale ma questo, paradossalmente, è solo un vantaggio per la Svizzera: al suo interno può produrre sigarette più nocive, più buone in termini di sapore, e decidere poi a chi venderle. È l’unico attore nel continente europeo che può permettersi un lusso del genere in un mercato così delicato: il doppio standard è quindi possibile sia per il permissivismo dei controlli svizzeri che per effetto dell’assenza di filiere di controllo in molti paesi di destinazione come quelli del continente africano, che spesso non hanno protocolli farmacologici, figurarsi protocolli per il tabacco e i prodotti da fumo. Il Burkina Faso, dice l’OMS, è l’unico paese a tentare di svolgere operazioni effettive di controllo dei prodotti importati.
Avete presente il dieselgate di Volkswagen? Quella delle sigarette è una vicenda simile e persino più grave perché nessuna autorità, pur conoscendo il problema, fa qualcosa per porvi rimedio: tutto attiene alla Svizzera, in questo caso, ai suoi rappresentanti politici e alla sua capacità di legiferare sul tema.
Il tabacco uccide un fumatore su due. 7 milioni di persone ogni anno muoiono per malattie connesse al fumo e questo ha un costo sociale (i fumatori più incalliti sono le persone a reddito più basso) anche perché ai sistemi sanitari pubblici costa miliardi di euro ogni anno il trattamento delle vittime del tabacco. L’inversione di tendenza europea ha aperto la strada ai mercati africani ma l’assenza di know-how normativo è un vuoto che rischia di essere pagato interamente dalla salute pubblica del continente africano: un rischio che nessuno può permettersi.