In particolare, con le iniziative CARE (Cohesion’s Action for Refugees in Europe) e FAST CARE (Flexible Assistance to Territories), l’Ue ha deciso che parte dei fondi della politica di coesione (FESR e FSE), del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) e dello strumento per superare la crisi pandemia REACT-EU potranno essere usati anche per aiutare chi ha lasciato l’Ucraina, con modalità più semplici e veloci del solito.
Nel caso di FESR, FSE e FEAD gli stati potranno decidere di reindirizzare le risorse non spese nell’ambito della programmazione 2014-2020 mentre per REACT-EU si prevede l’utilizzo dei fondi previsti per il 2022, in parte sotto forma di prefinanziamenti.
Complessivamente, ha fatto sapere la Commissione UE ad inizio gennaio 2023, i fondi della politica di coesione in favore dei rifugiati ucraini sono stati 7,7 miliardi di euro.
In Italia i progetti finanziati nell’ambito di CARE e FAST CARE destinati alla popolazione ucraina sono, nella maggior parte dei casi, ancora in una fase embrionale.
E, infatti, dallo scoppio della guerra ad oggi, la maggior parte degli interventi per i rifugiati provenienti dall’Ucraina sono stati finanziati con altre modalità. Ne è un chiaro esempio il progetto di AVSI in cui ha trovato lavoro Fedchyshyna, che è stato sostenuto da un ente locale e da una fondazione di comunità.