«La tecnologia può essere uno strumento straordinario per accelerare l’inclusione sociale, invece la stiamo usando per creare nuove disuguaglianze», ha scritto Mirta Michilli, direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale, un ente del terzo settore che si occupa proprio di inclusione digitale. «Non possiamo diffondere tecnologia – ha aggiunto Michilli – senza preoccuparci delle competenze d’uso, senza aiutare le persone a usare realmente i nuovi servizi digitali».
Per questo, i facilitatori digitali sono cruciali.
«Eravamo come dei nipoti che aiutano i nonni, con la differenza che noi abbiamo avuto una formazione», spiega Federica Santoro, collega di Milano a Reggello.
«Si rivolgevano a noi tanti anziani, ma non solo loro», aggiunge Milano. «Tante volte è anche una questione di lingua, per gli stranieri che non capiscono bene ma anche per gli italiani che hanno problemi di comprensione. Quando la gente ha dei dubbi e trova un riferimento, una guida, la sfrutta», racconta Milano.
Concretamente, Santoro e Milano passavano le loro ore di lavoro in due diversi uffici del Comune di Reggello, l’anagrafe e i servizi sociali, accogliendo le richieste di cittadini e cittadine e accompagnandoli a risolvere le difficoltà che incontravano, per fare lo Spid, appunto, ma anche per chiedere un sostegno o ottenere un documento. Il tutto senza sostituirsi al lavoro degli impiegati comunali, ma svolgendo compiti che questi non hanno né il tempo né, a volte, le competenze per fare.