Ep. 08

I grandi percettori

Quali sono gli enti pubblici, le imprese e i personaggi che hanno ottenuto più soldi dalla politica di coesione UE? E che cosa ci dicono dati e storie?

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Dalle nostre serie Serie Giornalistiche
Le basi della coesione

Capire la Politica di Coesione, e i suoi effetti sulle nostre vite di cittadine e cittadini, è cruciale ma non sempre facile. Con questa serie collettiva, proviamo a sciogliere un po’ di nodi.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Enti pubblici, partecipate, aziende private ma anche uomini e donne d’impresa che non ci si aspetta. C’è un po’ di tutto nell’elenco dei maggiori beneficiari dei fondi UE di coesione stilato dal Parlamento Europeo.

 

Si tratta di un studio che per ciascun paese membro offre una lista dei principali beneficiari cosiddetti “diretti”, ossia enti o aziende che hanno ricevuto i fondi, e dei più importanti beneficiari cosiddetti “finali”, ossia persone che detengono il controllo delle realtà che hanno goduto dei fondi di coesione.

 

Il documento analizza il periodo compreso tra il 2014 e il 2020. Nelle parti dedicate all’Italia spuntano dati interessanti. Tra i primi dieci beneficiari diretti spicca rete ferroviaria italiana spa (RFI), ossia l’azienda posseduta interamente da Ferrovie dello Stato Italiane e che gestisce l’infrastruttura ferroviaria nazionale. Secondo il documento, RFI ha incassato più di 1,2 miliardi di euro per progetti che hanno a che fare con il potenziamento di un’infrastruttura sensibile e cruciale come quella ferroviaria. In particolare RFI ha lavorato con quasi tutte le regioni italiane per progetti quali il nuovo collegamento tra Palermo e Catania, quello tra Cagliari e Golfo Aranci, ma anche Caserta-Foggia e Torino-Pinerolo. Tra le regioni che hanno goduto di progetti maggiormente finanziati da Rfi vi sono – oltre a Campania e Calabria – anche Lazio, Sardegna e Friuli Venezia Giulia.

 

Alle spalle di RFI, troviamo Regione Campania, il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise, oggi ribattezzato Ministero delle Imprese e del Made in Italy) e Regione Calabria, che hanno hanno utilizzato finanziamenti compresi i 500 e gli 830 milioni di euro.

Il ruolo del Sud

Le regioni del Sud sono logicamente molto presenti: in una classifica dei primi cinquana beneficiari italiani, 7 si trovano in Sicilia, 5 in Campania, 4 in Puglia e in Calabria.

 

«La distribuzione dei fondi di Coesione è determinata principalmente dal grado di sviluppo economico di una regione o di un paese», ha spiegato all’ANSA Roberto Musmeci, uno degli autori dello studio. «Non sorprende quindi che troviamo beneficiari di importi significativi nel Sud Italia», ha aggiunto Musmeci nei giorni della presentazione del lavoro di ricerca, svolto quando lavorava per il think tank Ceps. 

 

Questo spiega anche la differenza rispetto a quanto succede in altri grandi paesi dell’Unione Europea. In Germania ad esempio tra i primi beneficiari vi sono molte università e centri di ricerca, tutti di natura pubblica, mentre la Francia si è dedicata soprattutto al mondo del lavoro e al finanziamento di territori oltreoceano, come Guadalupe e Martinica. I due stati, però, hanno meno territori “arretrati” rispetto all’Italia e quindi beneficiano di una quantità di fondi di coesione decisamente inferiore a quella del nostro Paese.

 

Scelte simili alle nostre si trovano, invece, in Polonia, dove tra i progetti più significativi vi sono ferrovie e autostrade, o in Spagna, dove si è puntato molto sull’impiego, sulle imprese e sull’alta velocità. Varsavia e Madrid, del resto, vengono subito prima e dopo Roma nella lista dei paesi UE che hanno ottenuto più fondi di coesione nel settennato in corso, quello che va dal 2021 al 2027. La Polonia è prima con 76 miliardi di euro, l’Italia seconda con 42 miliardi e la Spagna terza con 37 miliardi.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Dal fumetto "La Bolla", contenuto nel volume Una Montagna di Soldi de La Revue Dessinée Italia. Disegni di Margherita Allegri e testi di Paolo Riva.

Le aziende pubbliche e partecipate

Nella lista dei beneficiari diretti troviamo numerose aziende pubbliche come Anas (anch’essa di proprietà di Ferrovie), Invitalia (Agenzia governativa dedita all’attrazione degli investimenti e allo sviluppo d’impresa), Terna (tra i principali gestori di rete elettriche al mondo, in passato controllata da Enel e ora passata nelle mani di Cassa Depositi e Prestiti), ma anche Acquedotto Pugliese, Finpiemonte, Telecom italia e Puglia Sviluppo. 

 

Sono tutte SPA di proprietà del settore pubblico italiano ad eccezione di Telecom Italia (Gruppo TIM), che al 30 settembre 2023 risultava controllata al 9.8% da Cassa Depositi e Prestiti, al 3.75% da enti istituzionali italiani e per il 44.2% da attori istituzionali esteri.

Il dato sembra in linea con la media UE. Nello studio del Parlamento Europeo, infatti, si legge che «in termini di fondi UE ricevuti, la pubblica amministrazione e gli enti del settore pubblico sono stati il gruppo più numeroso di beneficiari diretti e finali.

 

Gli enti pubblici e del settore pubblico, insieme, rappresentano circa i tre quarti dei fondi di coesione». A seguire, con il 32 per cento dei fondi di coesione UE ottenuti, ci sono le società a responsabilità limitata, sia private sia pubbliche, come quelle che appena citate. 

 

In Italia, il dato di queste società si attesta al 27 per cento, mentre il pubblico pesa meno della media europea e si ferma al 54 per cento (sommando pubblica amministrazione e enti del settore pubblico).

Alcune delle sorprese più interessanti si registrano poi nella parte di documento che riguarda i beneficiari finali. Ad analizzarne i settori di attività si scopre che ben 4 dei primi 15 lavorano nell’ambito della tecnologia, mentre sanità, turismo e lavoro presentano due beneficiari ciascuno. Settori cruciali come agricoltura, farmaceutica e trasporti presentano solamente un nome ciascuno. 

 

Nel settore della farmaceutica appare la famiglia Merck, proprietaria della casa farmaceutica  Merck Serono S.p.A., che in Italia commercializza un’ampia gamma di farmaci quali ad esempio l’Eutirox (ipotiroidismo), il Pergoveris (stimolazione dello sviluppo follicolare in donne adulte), il Gonal (fertilità) e il Saizen (per problemi legati all’ormone della crescita).

 

Nella lista vi è anche Gerardo Marino, imprenditore proprietario della Marinobus, azienda italiana specializzata in trasporto passeggeri su gomma tra i principali concorrenti del gigante Flixbus. Navigando sul sito della società si può facilmente notare l’ampiezza delle città toccate dalla Marinobus, che opera in molte città italiane soprattutto di provincia quali ad esempio Ancona, Asti, Udine, Vicenza, Siena o Savona, ma anche centri più piccoli (Soverato, Voghera, Bianco, Assisi etc) e città straniere tra cui Basilea, Stoccarda, Bilbao, Chambery e Nizza. 

Gli imprenditori tech

I primi due beneficiari diretti risultano però gli imprenditori Vito Pertosa e

Raffaele Boccardo, entrambi attivi nel settore tech. Pertosa in particolare è considerato un’eccellenza del sud. Descritto dal giornalista Gian Antonio Stella come uomo «provinciale, alto alto, magro magro, giacca, cravatta, aspetto che può imbrogliare chi ne ignora il coraggio, l’estro, la lungimiranza di costruire aziende a larghissima maggioranza di ingegneri e scienziati». 

 

Pertosa infatti è il proprietario della Sitael, una SPA che produce microsatelliti, e della Mermec, altra SPA attiva nello sviluppo di soluzioni innovative nella gestione del traffico ferroviario. Entrambe le aziende hanno la propria base in Puglia, terra di origine di Pertosa, il quale è anche stato nominato Cavaliere del Lavoro e Cavaliere di Gran Croce.

 

Uno dei motivi per cui l’azienda guidata da Pertosa risulta ai piani superiori della lista di beneficiari è un progetto realizzato insieme anche alla Regione Toscana per lo sviluppo di sensori ottici avanzati conclusosi nel 2012 ma saldato nel 2014.

 

Boccardo invece è presidente e CEO della BV-Tech, capogruppo di società di ingegneria e servizi nei settori ICT e consulenza direzionale che ha lavorato con società quali Eni e Finmeccanica (Leonardo). Dagli open data di OpenCoesione risulta che BV Tech abbia ricevuto finanziamenti per progetti in ambito di ricerca e innovazione che sono stati avviati ma non ancora conclusi in collaborazione con Regione Puglia e MUR per una cifra complessiva di circa 19 milioni di euro.

Boccardo è considerato uomo capace di ottenere le simpatie della politica e molto abile e competente sui lavori che riguardano la pubblica amministrazione. 

 

Nel 2017, il suo nome era salito alla ribalta in quanto la BV-Tech era diventata subfornitore di una società olandese che avrebbe dovuto gestire la prima votazione elettronica per il referendum sull’autonomia della Lombardia voluta dall’allora presidente della Lombardia Roberto Maroni, della Lega Nord. Poi, non ci fu nessun voto elettronico.

 

Pochi anni prima, nel 2015, l’imprenditore era finito sui giornali per aver finanziato la campagna elettorale di Alessandra Moretti, candidata PD alle regionali del Veneto poi vinte dal leghista Luca Zaia. Boccardo aveva versato 10mila euro tramite la Privatewave spa, azienda specializzata in sicurezza e strumenti anti-intercettazione facente capo alla BV-Tech, e altri 10mila euro attraverso Simbologica, altra società da lui presieduta.

 

Secondo diverse ricostruzioni giornalistiche, Boccardo per anni sarebbe stato vicino ad Alberto Dell’Utri e a suo fratello Marcello, ex dirigente Fininvest ed ex senatore a sua volta vicinissimo a Silvio Berlusconi, condannato nel 2014 per concorso esterno in associazione mafiosa in quanto mediatore tra Cosa Nostra e lo stesso Berlusconi.

Le strutture sanitarie e la trasparenza

Nel documento del Parlamento Europeo si trovano anche i nomi di due strutture sanitarie siciliane: la Karol Domus e la Karol SPA, entrambe collegate a Monia La Bruna. Le due imprese hanno beneficiato di quasi quattro milioni di euro ciascuna grazie alle iniziative del POR FESR Sicilia 2014-2020 per promuovere la competitività delle piccole e medie imprese. 

 

Lo scorso dicembre 2023 un corposo gruppo di centinaia di dipendenti della Karol SPA ha scioperato denunciando il mancato pagamento di quattro mensilità di stipendio, nonché della tredicesima. I dipendenti in sciopero hanno minacciato la divulgazione di un cosiddetto “documento-verità” che avrebbe dimostrato alcune mancanze da parte dell’azienda come causa della mancata erogazione delle mensilità. Secondo l’avvocato Marco Zummo, presidente del Gruppo Karol spa, si tratterebbe però di falsità.

 

Pochi mesi prima, nell’ottobre del 2023, due avvocati catanzaresi erano stati accusati di concussione e arrestati a seguito di una denuncia presentata proprio da Zummo, il quale aveva raccontato di aver ricevuto una richiesta di 50mila euro per fluidificare un accordo che avrebbe consentito a Karol di continuare a gestire alcuni affari a Catanzaro.

 

Casi come questi ultimi ricordano quanto siano importanti sia la trasparenza sia l’accessibilità dei dati quando si parla di beneficiari di fondi UE. Lo studio del Parlamento Europeo, che è del 2021 e rimane ancora oggi l’unico di questo tipo, metteva l’accento proprio su questi punti. 

 

«I dati sui beneficiari della PAC e della Politica di Coesione – vi si legge – sono attualmente frammentati nei sistemi di rendicontazione regionali, nazionali e interregionali, che rivelano informazioni di base sui beneficiari diretti . Ciò rende più difficile ottenere una panoramica completa dei beneficiari finali e degli importi dei fondi UE ricevuti». Gli Stati membri, prosegue il documento, «tendono ad averne diversi per l’attuazione dei Programmi operativi (PO) nell’ambito della Politica di coesione dell’UE. Il maggior numero di sistemi di rendicontazione è stato riscontrato nei Paesi a struttura regionale o federale, come Germania (30), Italia (30) e Francia (25)». 

 

Quando venne presentato, gli eurodeputati chiesero alla Commissione Ue e agli Stati membri più trasparenza, nonché una banca dati comune europea. Nel frattempo, progetti come OpenCoesione o, come il suo gemello Ue Kohesio, hanno contribuito a migliorare molto la situazione, ma non contengono comunque i dati dei beneficiari finali. 

L’intervento della Corte dei conti UE

Del tema si è occupata lo scorso anno anche la Corte dei conti UE, con una relazione

 

«Al momento, le fonti disponibili pubblicamente (link a siti Internet nazionali e regionali con elenchi di beneficiari dei finanziamenti dell’UE nei settori dell’agricoltura e della coesione, la piattaforma online della Commissione Kohesio) non contengono informazioni sugli effettivi beneficiari finali al di là delle persone giuridiche, il che limita l’esecuzione di controlli pubblici», hanno scritto gli esperti contabili. 

 

La divulgazione di queste informazioni è diventata obbligatoria nei sistemi di gestione e controllo dei paesi dell’Unione europea nel settore della coesione a partire dalla programmazione in corso. Secondo la Corte dei conti UE – la cui relazione ha riguardato solo una selezione di paesi tra i quali non c’è l’Italia – potrebbero essere particolarmente utili per contrastare più efficacemente i conflitti di interessi nell’assegnazione dei fondi europei.

 

Ad oggi, infatti, la relazione rileva che «non vi sono informazioni disponibili al pubblico circa l’entità dei conflitti di interessi nel regime di gestione concorrente della spesa dell’Unione europea, né indicatori che ne misurino la frequenza o la portata».

Slow News, via email
Lasciaci il tuo indirizzo e ricevi gratuitamente solo le parti di Slow News che ti interessano:

A Brave New Europe – Voyager è un progetto di Slow NewsPercorsi di Secondo WelfareInternazionaleZai.netLa Revue Dessinée Italia e Radio Popolare, co-finanziato dall’Unione Europea. Le redazioni e le pubblicazioni, le autrici e gli autori lavorano in maniera indipendente dalle istituzioni europee e sono i soli responsabili dei contenuti di questo progetto, che riflettono i nostri punti di vista. La Commissione Europea non è in alcun modo responsabile di come verranno utilizzate le informazioni contenute in questo progetto.

Continua a seguirci
Slow News ti arriva anche via email, da leggere quando e come vuoi...
Iscriviti gratis e scegli quali newsletter vuoi ricevere!
Stai leggendo
Le basi della coesione

Capire la Politica di Coesione, e i suoi effetti sulle nostre vite di cittadine e cittadini, è cruciale ma non sempre facile. Con questa serie collettiva, proviamo a sciogliere un po’ di nodi.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Tutti gli episodi

01
02
03
04
05
06
07
08
Altri articoli Politica
Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

“La migliore autonomia strategica è la coesione”, una conversazione con l’ex presidente estone Kersti Kaljulaid

Nel solco dei “neo-idealisti”, l’ex presidente estone riflette in questa intervista sulla necessità di continuare lo sforzo di coesione attorno al sostegno militare all’Ucraina. Secondo lei, le trasformazioni nate in mezzo alla prova della guerra dovrebbero permettere all’Unione di approfondire la sua integrazione interna e di rafforzare le relazioni con il suo vicinato a Sud.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Un’Europa frammentata? 10 punti sulla politica di coesione e le divergenze territoriali nell’Unione

Ridurre i divari e le disuguaglianze tra le regioni è un obiettivo fondamentale dell’integrazione europea. Destinata a favorire la convergenza e la crescita, la politica di coesione si sviluppa su un lungo periodo, ma è stata messa a dura prova dagli shock improvvisi della pandemia e della guerra in Ucraina. In 10 punti e attraverso 26 grafici e mappe, tracciamo un bilancio dello stato attuale della politica di coesione e del suo futuro, mentre gli Stati membri si preparano a un allargamento che potrebbe sconvolgerne le coordinate.

di
Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Molto più di un mercato

La pietra angolare vacilla. Dopo la pandemia, mentre la guerra si estende da Gaza a Kiev, per liberare le forze vitali della costruzione europea, bisogna avere il coraggio di intervenire sul cuore dell’Europa: il mercato unico. Un contributo firmato da Enrico Letta.