Ep. 1

La dinamica delle conversazioni

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Dalle nostre serie Serie Giornalistiche
Vulnerabilità Generale

Il caso del Mondo al contrario di Roberto Vannacci è interessante per analizzare debolezze e problemi dell’ecosistema mediatico. E non solo.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

«All’interno delle piccole tribù che ci costruiamo online», scrivono Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini in “Polarizzazioni. Informazioni, opinioni e altri demoni, «la comunicazione è un lontano miraggio e il confronto costruttivo lascia il posto a un dialogo urlato e caratterizzato dalla negatività». Le loro considerazioni derivano da un lungo studio di conversazioni visibili. Studio che conduce a conclusioni molto diverse da quelle che ci siamo raccontati (per esempio, non è affatto vero che le fake news – qualunque cosa siano – viaggiano più veloci delle notizie autentiche) e che ci ricorda quanto contino le disposizioni pregresse, le convinzioni di ciascuno, l’emotività, il senso di appartenenza a un gruppo, le condivisioni valoriali. 

Come possiamo provare a schematizzare, per semplicità, il dialogo che avviene a proposito di un evento di rilevanza per l’ecosistema mediatico? Ho provato a dividere questa dinamica in cinque fasi. 

 

Fase 1: l’innesco (o trigger) 

L’innesco è un fatto – a volte un fattoide, una dichiarazione, l’interpretazione di un fatto – più o meno grave, che può essere letto da punti di vista contrapposti. L’innesco può essere di tutto: una notizia di cronaca che arriva da un giornale mainstream o una presa di posizione di un influencer, una dichiarazione politica o un frammento di un comunicato o di una legge decontestualizzati, un video o una foto. 

Il pensiero occidentale è caratterizzato dal principio di non contraddizione di Aristotele, che ci impedisce di restare neutri di fronte a una notizia che ci colpisce o una situazione che viviamo. Il vero binarismo del pensiero è nella nostra testa: se qualcuno dice che ama il mare noi completiamo il pensiero con “e quindi odi la montagna”. Nelle nostre menti (occidentali) c’è pochissimo spazio per la complessità.

 

Fase 2: le reazioni e i commenti all’innesco

Subito dopo l’innesco, con tempi di reazione diversi, arrivano – insieme ai commenti quasi istantanei che si diffondono sulle piattaforme social, fra i quali è sempre più arduo distinguere i commenti genuini da quelli delle troll farm – i commenti ufficiali, da parte di personalità in vista, rilevanti in vari ambiti (politico, mediatico), riconosciuti come autorevoli (sia dalla parte “amica”, che prenderà posizioni consone, sia da quella “avversa”), su varie piattaforme (sui social o in televisione).

 

Fase 3: il dialogo e la polarizzazione 

Non possiamo sapere come funzioni davvero il dialogo non visibile – i messaggi privati, le chat di gruppo, i gruppi di conversazione chiusi.
Sappiamo che nella parte visibile della conversazione ci sono senz’altro commenti ragionati e dialoghi costruttivi: lo sappiamo perché, fortunatamente, possiamo vederli, trovarli e interagire con essi. Allo stesso tempo, l’esperienza ci suggerisce che possono essere spesso poco visibili per il modo in cui si auto-alimentano scelte algoritmiche delle piattaforme e comportamenti più semplificatori o aggressivi.

Quando le conversazioni si polarizzano, si palesano (almeno) due schieramenti contrapposti che più o meno esistono già, indipendentemente dall’argomento. Questi due schieramenti di solito fanno riferimento a sistemi valoriali contrastanti; nell’esprimersi, richiamano una conversazione metatestuale che afferisce ad altri eventi pregressi. Per esempio, verranno messi sullo stesso piano uno stupro di gruppo e la gestione politica della pandemia, le idee sullo sviluppo economico e quelle sull’accoglienza. Quando la polarizzazione è in atto, la confusione diventa massima. E infatti servono studi basati sui sistemi complessi per tirar fuori qualche informazione utile.

Fase 4: il caleidoscopio

Con velocità variabile, testi, foto, video, meme, si diversificano allontanandosi più o meno dalle macro-posizioni contrapposte. Si cercano e si creano commenti, battute: i giornali interpellano chi ha posizioni potenzialmente dirompenti sul tema e chi non è interpellato ha molti modi e piattaforme per dire la sua. Arrivano le provocazioni, le parodie, i meme, le dietrologie. Si cerca di dire per forza qualcosa di originale. Ci sono conversazioni che degenerano nell’insulto. 

Lo spazio della conversazione su quell’argomento si satura, ma non si sa mai quale possa essere realmente il limite di questa saturazione. Se qualcuno prova a riportare il discorso in una logica di complessità si rischia di aprire un terzo fronte, di nuovo vittima del principio di non contraddizione.

Fase 5: disinnesco e sostituzione

In un tempo X, imprevedibile e dipendente da molte condizioni (per esempio, altri inneschi contemporanei o successivi) assistiamo a un progressivo scemare dell’interesse per l’argomento e alla riproposizione della dinamica semplificata su altri temi.
La sensazione, finita la quinta fase, è che sia rimasto ben poco di valore sul campo. 

 

Queste fasi – che sono, ripeto, una semplificazione – si sovrappongono e si mescolano ad altre fasi analoghe di altre conversazioni.

Quando consideri un innesco che ti interessa, spesso hai la sensazione che non si parli d’altro, se nella tua bolla in un certo senso non si parla d’altro. Svariati esperimenti empirici che puoi fare anche tu hanno dimostrato che non è così: ovviamente si parla sempre d’altro, e ci sono argomenti che non arrivano proprio in alcune bolle di conversazione.

Per esempio, a me interessa tantissimo ChatGPT e l’intelligenza artificiale. Ma non è detto che questo interesse sia condiviso. Poi però, a volte, ci sono inneschi che sembrano far letteralmente deflagrare la conversazione. 

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